#64 Non è ancora tutto qui
Da vecchi ricordi di moglie suburbana nascono i fior: una lista di letture leggere e più ottimiste del solito, perché a volte basta “one-good-thing-a-day email”.
Mi sono sempre piaciuti i progetti fondati sul positivo, le buone notizie, la condivisione generosa. D’altronde non avrei iniziato a scrivere Ojalá tre anni fa, se non fosse stato così.
È tutto qui?
Era inizio 2012 quando mi sono iscritta a The Daily Good, una newsletter che prometteva “one-good-thing-a-day email”, una notizia buona al giorno via email.
Stavo per compiere 30 anni, ero alle porte di un divorzio, facevo un lavoro che non mi gratificava (anche se mi piacevano molto alcune delle persone con cui passavo le ore in ufficio), mi sentivo impantanata in una vita che mi faceva chiedere un giorno sì e l’altro pure “is this all?”.
È davvero tutto qui?
Nel fine settimana sono andata al Centre de Cultura Contemporània di Barcelona a vedere la mostra Suburbia, e questa citazione da The Feminine Mystique (1963) di Betty Friedan mi ha fatto tornare in mente quel periodo della mia vita:
Scriveva Betty Friedan:
Ogni moglie di periferia ha lottato, da sola, con questo pensiero. Mentre rifaceva i letti, faceva la spesa, abbinava i materiali per i nuovi copridivano, mangiava panini al burro d'arachidi con i figli, faceva da autista ai Lupetti e ai Brownies, si sdraiava di notte accanto al marito, aveva paura di porre anche a se stessa la domanda silenziosa: "È tutto qui?".
Io ero tutto tranne che una moglie tradizionale (tradwife, si direbbe oggi), ma quella domanda me la facevo comunque, in un contesto diverso ma ugualmente alienante per il mio sentire.
Insomma, chissà come avevo trovato The Daily Good, quella newsletter che sembrava rispondere alla mia necessità viscerale di leggere buone notizie.
The Daily Good mi ricordava che no, non era tutto lì. E che, un passo alla volta, avrei potuto costruirmi una vita più vicina alla persona che sentivo di essere.
Mi è venuta fuori un’introduzione un po’ pollyannesca, sì.
Il fatto è che oggi nella mia mente c’è un frizzante cocktail di ingredienti: le Olimpiadi che passano su TVE, il caldo torrido, un’intervista di Betty Friedan e la visione del curioso film Un uomo a nudo (The swimmer) tratto dal racconto Il nuotatore di Cheever del 1964.
Il risultato è un episodio di Ojalá leggero e (forse) più ottimista del solito, nonché generoso — ma quest’ultimo aggettivo, se leggi Ojalá dai suoi esordi, non ti suonerà come una novità.
Ti piacciono i progetti generosi?
Letture leggere che mi hanno fatto bene
A queste Olimpiadi di Parigi 2024 partecipano almeno 191 atletə LGBTQ+ (sono le persone apertamente dichiarate): si tratta della seconda edizione consecutiva dei Giochi con numeri così alti. Them.us ha scritto un profilo per 25 di loro.
Per la prima volta nella storia, i nuotatori uomini possono gareggiare alle Olimpiadi in squadre miste di nuoto sincronizzato. Solo che nessuno dei 18 Paesi in gara ha selezionato atleti uomini. Alla prossima, dai!
Mentre vescovi, rappresentanti e fedeli vari della cristianità si sentono tirati in causa da una rappresentazione gioiosamente LGBTQ+ di un moderno simposio dionisiaco (ben più divertente di un’ultima cena, dai), io continuo a sorridere pensando a tutti i momenti queer che sono andati in scena in prima serata 🌈
Il villaggio olimpico di Parigi, costruito in occasione di questi Giochi, diventerà un nuovo quartiere residenziale. Sostenibile e (in parte) economicamente accessibile, dicono — ma su questo manterrei un saldo scetticismo. È una delle prime volte, pare, in cui esiste già un piano chiaro per evitare che le costruzioni olimpiche diventino un cimitero degli elefanti.
Dicevo in apertura: sono stata al CCCB a vedere la mostra Suburbia, che ripercorre la storia culturale e gli aspetti più controversi dell’ideale di vita da suburbio “americano” (cioè statunitense) riprodotto fino alla nausea in tv, nella pubblicità e nel cinema.
Se il tema ti affascina e vuoi leggerne di più, qui c’è la bibliografia ufficiale della mostra, piena di belle letture. 📚
Qui invece una lista di film che ritraggono l’ideale suburbano tra gli anni ‘50 e ‘60. 📺
Un’altra bella risorsa messa a disposizione nella pagina web della mostra: un pdf con i testi di tutte le sale riscritti in linguaggio accessibile (Lectura Fàcil, in catalano). 🤩Unə adolescente su due abbandona lo sport a causa del ciclo mestruale e dei problemi che questo può dare quando si fa sport.
Per questo Knix, marca di intimo sportivo e costumi da bagno, ha lanciato la campagna Sport your period per sradicare lo stigma delle mestruazioni tra le persone che fanno sport. L’azienda pagherà fino a 1000 euro ogni persona che mestrua e che parlerà di mestruazioni (senza per forza citare né la marca né la campagna) in conferenza stampa o interviste: per partecipare basta iscriversi, avere più di 18 anni e gareggiare in qualche evento sportivo nazionale o internazionale tra il 16 luglio e il 24 settembre 2024. L’ambasciatrice della campagna è Megan Rapinoe, calciatrice due volte campionessa della Coppa del Mondo e medaglia d’oro olimpica:
Una citazione da Scrivi e lascia vivere
Di privilegi, e di cosa significhi averli, si parla ancora tanto; la cosa che mi stupisce ancora è che molte persone faticano a riconoscerli su di sé. Come se fosse una macchia, una colpa, qualcosa che viene recriminato, invece che una grande, e fortunata, responsabilità.
E allora riprendo questo passaggio di Scrivi e lascia vivere che lo spiega bene. Siamo a pagina 73, Capitolo 3, e il paragrafo si intitola:
Riconoscere il privilegio
Avere un privilegio significa possedere o vedersi garantiti dei vantaggi, dei trattamenti speciali o un’immunità soltanto per il fatto di rientrare in una certa categoria di persone.
L’intersezione delle nostre identità sociali (razza, etnica, condizioni socio-economiche, identità di genere, orientamento sessuale, condizioni di disabilità, conformità del nostro corpo agli standard, nazionalità, eccetera), si trasforma in uno status che ci identifica come membri di un gruppo o come outsider. Lo status che ci viene attribuito dipende in gran parte dal contesto in cui ci muoviamo.
All’interno di ogni identità sociale esistono quindi identità considerate dominanti e altre non dominanti. […] Una delle caratteristiche del privilegio è che raramente ci mette nella condizione di pensare alla nostra identità privilegiata come a una identità.
Le storiche disuguaglianze di potere fanno sì che alle donne, alle persone non bianche, alle minoranze religiose, alle persone con disabilità e a quelle facenti parte della comunità LGBTQ+ sia costantemente ricordato il loro essere diverse.
Invece, a seconda dei contesti, gli uomini, le persone bianche, le persone che non hanno una disabilità, le persone etero e cisgender possono passare anche tutta la vita senza mai pensare attivamente alla loro mascolinità, al loro essere bianche, al loro corpo abile, alla loro eterosessualità o alla loro identità di genere.
Se la citazione ti ha incuriosito, sappi che Scrivi e lascia vivere. Manuale pratico di scrittura inclusiva e accessibile esiste anche in versione ebook.
Un libro che ti consiglio
Neurodivergente. Capire e coltivare la diversità dei cervelli umani, di Eleonora Marocchini per Tlon (2024). Un saggio che esplora in modo chiaro e originale la neuropsicologia umana: Eleonora Marocchini unisce la sua grande esperienza accademica come psicolinguista a quella di persona che sa come esprimersi in modo accessibile a un pubblico variegato.
Il saggio inizia con un'utile disamina del termine "neurodivergente" (che, spoiler, usiamo spesso a sproposito), dalle origini alla sua diffusione nel dibattito pubblico e social. Molto bello anche il capitolo in cui si parla di neuroqueerness. 🌈
Il festival dei linguaggi chiari e accessibili
Il 3 e 4 ottobre arriva a L’Aquila e in streaming online la seconda edizione del Festival DiParola, un evento democratico e aperto a chiunque voglia conversare di linguaggi chiari e accessibili.
Sono parte della squadra organizzatrice insieme a Valentina Di Michele, Giorgia Aurelio, Andrea Fiacchi, Elena Panciera, Letizia Sechi, Roberta Zantedeschi e a tante altre persone che hanno deciso di collaborare alla realizzazione dell’evento. Ce la stiamo mettendo tutta. 💙
Le iscrizioni sono già aperte e partecipare è gratis, sia per chi lo seguirà online che dal vivo a L’Aquila.
Sono sicura che non ti stupirà sapere che un evento del genere, per cui attendiamo circa 5000 persone tra collegamenti in streaming e partecipazione in presenza, ha tantissimi costi (e sono tutti in chiaro, qui).
Per questo, se ti va, puoi aggiungere una donazione libera alla tua iscrizione. Oppure comprare un biglietto da 20 o da 40 euro, che include le videoregistrazioni, sconti su libri e corsi, e tante risorse gratuite.
O ancora, puoi diventare sponsor ufficiale del Festival.
Per questa settimana chiudo qui.
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Sono Alice Orrù, sarda emigrata a Barcellona nel 2012.
Fiera della sua residenza, la mia newsletter contiene incursioni di vita catalana e tanta, tanta salsa brava. 🍟
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Grazie per aver letto fino a qui. 💙
Alice
Mi ha sbloccato un ricordo: alle medie prima di andare a scuola guardavo il cartone di Pollyanna su Italia Uno. La sua gentilezza mi ha salvato la vita dal bullismo :)
Che bella Suburbia, mi è piaciuta tantissimo (e vogliamo parlare della svolta finale tutta catalana?!)