#42 Si può correggere Internet?
Cambiare la rappresentazione dei mondi che abitiamo, un clic alla volta.
«Dov’è il potere? Chi ce l’ha? Come sta influenzando la mia vita?», si chiedeva qualche giorno fa
, giornalista e autrice di Dentro l’algoritmo (Effequ, 2022), su Instagram, come corollario a questo suo post:«Se tutte le polemiche sui Ferragnez a Sanremo fossero di colpo trasformate in proteste e critiche al greenwashing di Eni forse potrei liberarmi dal senso di nausea che provo questa settimana.»
La domanda di Donata mi ha fatto pensare; ho molte idee ma nessuna risposta unica e sviluppabile in un giro di Ojalá. Sono però d’accordo con lei, dovremmo chiederci molto più spesso chi ha il potere e come influenza la nostra vita quotidiana.
Chiediamocelo, e poi portiamo le nostre energie là dove serve che le cose cambino.
Negli ultimi mesi mi sono resa conto che stavo abitando Internet in modo molto distratto. Ho iniziato a notare un malessere fisico, il dito che scrollava e la testa che si barcamenava tra decine di informazioni e video e notizie e meme, tutti in coda per catturare la mia sempre più fievole attenzione, in una gara a chi urla più forte.
Ho sentito che non solo stavo perdendo il controllo della mia attenzione sul web, ma ero sempre più distaccata dal valore umano dei contenuti che stavo fruendo.
Chi si stava prendendo il potere? Io sentivo di non averlo più.
Nel capitolo 5 de Il capitalismo della sorveglianza. Il futuro dell’umanità nell’era dei nuovi poteri (Luiss University Press, 2019), Shoshana Zuboff usa l’esempio di Google come parabola dell’esproprio e della monopolizzazione delle nostre vite:
Le nostre vite offrono nuovo surplus comportamentale ogni volta che hanno a che fare con Google, Facebook e in genere con ogni aspetto dell’architettura informatica di internet. La pervasività globale dei computer è di fatto stata riconfigurata come un’architettura dell’estrazione dal capitalismo della sorveglianza.
[…]
Va bene dare forza alle persone, ma non troppa forza, altrimenti potrebbero accorgersi che il loro diritto di decidere sta venendo rubacchiato, e potrebbero volerlo indietro. L’azienda vuole consentire a tutti di prendere delle decisioni migliori, a patto però che esse non ostacolino gli imperativi di Google. La società ideale per Google è fatta da utenti distanti, e non da cittadini. Idealizza le persone informate, ma solo nei modi decisi dall’azienda. Ci vuole docili, in armonia, e soprattutto riconoscenti.
(pag. 172)
Google e Meta, ovviamente, non sono gli unici attori in questo scenario: possiamo allargare la visione a tutte le realtà imprenditoriali, di qualsiasi settore — intrattenimento incluso —, che monetizzano sui nostri interessi.
Per loro meglio essere docili, in armonia, riconoscenti. Distratti, soprattutto.
Come correggere Internet: un esempio pratico
Pochi giorni dopo aver letto il post di Donata, una persona ha condiviso in uno dei gruppi Slack che frequento il progetto Correct the Internet.
Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni
Iscriviti a Ojalá per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.