#63 Se muovessimo il mondo
Una specie di sogno lucido in cui non ci sono dubbi sul fatto che lo sport femminile abbia pari dignità di quello maschile.
Un sabato di fine maggio sono sul mio caro divano, un po’ stanca ma soddisfatta dopo una mattinata passata ad ascoltare scrittrici anarchiche e femministe alla Fira Literal di Barcellona.
Sono quasi le 18, abbiamo sintonizzato la tv su TV3, la rete catalana, dove sta per iniziare la finale di Champions League femminile Barcelona - Olympique de Lyon.
Le tre croniste, Andrea Segura, Alicia Arévalo e Danae Boronat, stanno prendendo tempo prima di lanciare l’ultimo slot pubblicitario che precede il fischio di inizio.
«Ma hai visto quanta gente c’è allo stadio?», ci chiediamo mentre mangiamo patatine in questo sabato divanoso. Lo stadio di Bilbao straborda di persone.
Il giorno prima della partita ho ricevuto un’email di Just Eat, che anche quest’anno ha sponsorizzato la Champions League femminile:
La mail che vedi nell’immagine dice:
Offerta di campionato. Domani c’è la finale UEFA della Champions League femminile e noi ti offriamo sei euro di sconto per ordinare la cena e non perderti nemmeno un passaggio. La cena te la portiamo noi.
Per un fugace momento mi sembra di vivere in un bellissimo universo parallelo
È un universo in cui la mattina vado ad ascoltare quella femminista guastafeste di Sara Ahmed e il pomeriggio in tv passano le partite di calcio femminile; gli stadi sono pieni e le croniste commentano l’evento; le aziende fanno email marketing considerando la partita come l’evento clou del weekend; negli intervalli in tv, alcune calciatrici del Barça sono il volto degli sponsor di prodotti di punta.
È un universo in cui il calcio (e lo sport) femminile non è una roba di terza categoria, ma attira aspettative, tifo, investimenti e pubblicità come la sua controparte maschile.
Poi torno a terra con un tonfo.
Bastano un cuore sullo sfondo, una campionessa di normalità (?) e un bellissima che poteva mica mancare quando si parla di donne sportive:
Ah, non è un complimento? Non ci si può più dire niente.
Mi consolo con due video
Il club FC Barcellona sostiene molto la sua squadra femminile (ora che molte delle sue giocatrici hanno vinto il mondiale, poi, ancora di più); questo video è di due mesi fa, lanciato prima della semifinale della Champions contro il Chelsea, che si era giocata in casa, allo stadio Lluís Companys di Montjuïc.
La partita non era andata bene, ma il video, intitolato Movem el món (“muoviamo il mondo”) è da vedere:
C’è poi questo video di Orange; è dell’anno scorso e, in 1 minuto e 50, riassume le migliori azioni della squadra maschile francese durante la Coppa del Mondo in Qatar. O almeno, questo è quello che sembra:
Io che, come noti anche da questo episodio, non mi trovo a mio agio a scrivere sui temi di attualità e sulle cose non appena succedono, avevo questo video salvato tra i preferiti da un anno. E ora ha pure vinto un premio agli oscar della pubblicità (il Cannes Lions Grand Prix), quindi mi sembra un ottimo momento per rispolverarlo.
Altre cose che ho letto, visto o ascoltato
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Quando pensi che in Spagna tutto sia “più avanti” in termini di diritti LGBTQ+, ricorda che a Madrid hanno appeso questi cartelloni per celebrare il mese del Pride: un’illustrazione stereotipata che più stereotipata non si può.
Infine, se anche il tuo immaginario infantile è stato segnato dalle scene dei durissimi allenamenti a cui si sottoponeva Mimì Ayuhara nel cartone animato Mimì e le ragazze della pallavolo, forse ti farà piacere scoprire che era tutto tratto dalla realtà.
The witches of the Orient è il documentario di Julien Faraut del 2022 che racconta la storia della nazionale di pallavolo femminile giapponese che vinse i Giochi Olimpici di Tokyo del 1964:
Per questa settimana chiudo qui.
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Alice
Grazie Alice!
Ciao Alice, io ho allenato una squadra di calcio femminile, quindi credo di poter essere obiettivo sul tema. La differenza tra il calcio femminile e quello maschile, proprio dal punto di vista dello spettacolo sportivo è veramente distante. Se mi citi le partite di Champions League femminile, soprattutto le fasi finali, ok ci può stare una maggiore copertura mediatica. Il resto deve crescere ancora tanto come movimento. Per esempio, invece, il tennis, per mio gusto, è più apprezzabile in ambito femminile, dove la tecnica è privilegiata rispetto alla potenza. Sul come poi i giornali e le TV trattino in modo diverso, e molto discutibile, gli sport maschili e femminili, ti do ragione. I quotidiani sportivi relegano nelle ultime pagine risultati straordinari in sport "minori", perchè la maggior parte dei lettori ha una cultura sportiva che si ferma al solito calcio (maschile).