#72 Continueremo a nascere
La comunità è salvezza. La storia di Susy Shock e un esempio dalla comunità trans argentina.
Martedì scorso, mentre le televisioni iniziavano a tirare a lucido gli studi per le maratone che avrebbero seguito le elezioni presidenziali USA, io ero all’Ateneu del Raval ad ascoltare Brigitte Vasallo e Susy Shock.
L’Ateneu del Raval è uno spazio comunitario in uno dei quartieri più multiculturali e complessi di Barcellona — il Raval, appunto. È uno di quei posti grazie ai quali mi dico quanto è bello vivere Barcellona! (non vivere a, proprio vivere Barcellona). Mi piace andare all’Ateneu perché organizzano spettacoli teatrali, piccoli concerti, discussioni e tanti momenti di condivisione tra culture.
Qui, dicevo, martedì ho conosciuto Susy Shock, attrice, scrittrice e cantante trans argentina. Lei si definisce «artista trans sudaca», dove sudaca è un termine spregiativo spagnolo per parlare di chi viene dal Sud America. Un po’ simile al terrone in italiano, ecco.
Brigitte Vasallo, infine, è una «scrittrice a tratti, attivista antirazzista, “femminista” tra virgolette, pensatrice bastarda per scelta e charnega per nascita» — la definizione è sua. Di lei e del suo pensiero, inclusa la sua definizione stratificata di charnega, avevo parlato nel numero #55 di Ojalà:
Secondo il Dizionario della Real Academia de la Lengua Española, charnega è la persona «immigrata in Catalogna da una regione spagnola di lingua non catalana».
La micropolitica dell’apertura degli spazi
Insomma, eravamo all’Ateneu del Raval, io e un pubblico composto principalmente da persone di origini altre, sia geografiche, come il Sud America, sia identitarie — queer e trans.
Susy Shock era lì insieme al duo di chitarriste Andrea Bazán y Caro Bonillo; presentava il suo nuovo disco, Revuelo Sur, un canzoniere di tango e milongas scritte insieme ad altre artiste trans argentine.
Le canzoni non sono tutte mie — ha detto. Ho aperto questo lavoro ad altre voci trans perché è questo il percorso in cui credo: la micropolitica dell’apertura degli spazi.
Credo nella “tessitura” collettiva, nel lavoro di rete, nell’approccio che arricchisce la mia musica ma anche i legami all'interno della comunità trans e della società in generale.
Tra una canzone e l’altra, Susy Shock e Vasallo hanno parlato di cosa significa essere una persona trans oggi in Argentina, sotto il governo dell’ultra-destra di Javier Milei; un governo che considera le persone LGBTQIA+ e la parità di genere una minaccia sociale.
Hanno descritto scenari oscuri che ormai conosciamo bene anche da questo lato dell’oceano e che ora, con il risultato delle presidenziali USA sul tavolo, spaventano ancora di più.
Hanno parlato di paura, violenza, repressione governativa. Dei tentativi di smantellare leggi e scippare diritti.
Per affrontare tutto questo, ha detto a un certo punto Susy Shock, la comunità è stata antidoto e cura.
Ci ha raccontato di quando, anni fa a Buenos Aires, ha cofondato e costruito insieme a Marlene Wayar, altra nota attivista trans argentina, Casa Futura Trans.
Sia Marlene che Susy hanno fatto parte del Frente Nacional por la Ley de Identidad de Género. Nel 2012, il loro attivismo aveva contribuito alla promulgazione della legge sull'identità di genere, la prima al mondo a non richiedere diagnosi mediche o psichiatriche né interventi chirurgici per dimostrare l’identità di genere e cambiare i propri documenti ufficiali.
Ti voglio in particolare riportare questa prospettiva del pensiero di Susy Shock che compare spesso nelle sue interviste sul web e che ha ribadito dal vivo:
Questa politica estremista non ha memoria, ma la differenza è che noi ce l'abbiamo: è qualcosa che nessuno può toglierci. Possono definanziare e chiudere il Ministero delle donne, dei generi e delle diversità; possono tagliare i fondi per contrastare la violenza di genere e quella verso le persone LGBTQIA+; possono chiudere l’Istituto nazionale contro la discriminazione, la xenofobia e il razzismo. Ma c'è qualcosa di ciò che siamo che è impossibile da sradicare.
Possono anche ucciderci tutte, a noi persone trans, ma continueremo a nascere.
Mi piace pensare che possiamo ascoltare queste parole, anche se non siamo persone trans, e ricordarcene ogni volta che sembra più facile disperare, arrenderci, rassegnarci di fronte a risultati politici che segnano l’avanzata della destra globale.
Non darmi il permesso perché non te l'ho chiesto
La scorsa settimana, dopo l’incontro di cui ti ho parlato, ho letto e ascoltato molto della produzione di Susy Shock. Ti lascio una delle sue canzoni più famose, Milonga Queer, del 2014, e la traduzione delle mie strofe preferite.
Hai sprecato la tua vita
a controllare chi è strano e chi no
Hai sprecato la tua vita
a controllare chi è strana e chi no
Ma la cosa più sorprendente
è che pensi che quella strana sia io
Poi ha tirato fuori una legge
che mi discrimina
Poi hai tirato fuori una legge
che mi legittima
A me non dai il permesso
perché non te l'ho chiesto
Milonga queer
sono ciò che sono
se ti piace bene, e se no no
Io e te siamo diversi
siamo entrambe diverse
Ma tu pensi che solo
io sia l'unica diversa
Ti impanichi allo specchio
quando guardi ciò che sono
Hai paura di me?
O hai paura di te?
Nuovi semi, nuove reti
Esta riada no será olvidada, questa alluvione non verrà dimenticata, hanno gridato ieri 130.000 persone nelle strade di Valencia. (La Marea, in spagnolo)
In Argentina esiste la Cooperativa Deseo Zapatos, un laboratorio di calzoleria per produrre scarpe a misura delle persone trans. (El País, in spagnolo)
Una lista di azioni semplici e concrete a favore dei diritti umani. Per chi non sa da dove iniziare, per chi pensa di non avere alcun potere d’azione, per chi ha bisogno di ispirazione per iniziare ad agire. Ci sono un sacco di cose che possiamo fare. (Consiglio d’Europa, in italiano)
La Morada è la prima cooperativa edilizia femminista in comodato d'uso in Spagna. Si trova nel quartiere Roquetes di Barcellona ed è promossa da un gruppo di persone lesbiche, trans e altre identità dissidenti. A fine ottobre hanno inaugurato il primo edificio e le prime abitanti dovrebbero trasferirsi ora, a novembre.
I prezzi proibitivi delle case a Barcellona sono stati sicuramente tra i motori all’iniziativa, ma c’è anche altro. Sara Barrientos, socia della cooperativa, spiega in questa intervista a InfoBae da dove nasce l’idea de La Morada e di un modello cooperativo di edilizia in comodato d’uso:Esistono altre cooperative edilizie, ma la maggior parte è pensata per coppie e famiglie; La Morada è un progetto pionieristico per il suo approccio femminista e LGBTQ+.
Abbiamo pensato a come condividere la vita al di là della coppia o della famiglia nucleare, perché la cura e l'affetto non sono organizzati solo intorno a questo. Volevamo impostare una vita più comunitaria che ci accompagnasse durante l'invecchiamento, perché la solitudine indesiderata e la mancanza di reti sono alcuni dei problemi più comuni affrontati dalle persone LGBTQ+ in età alta.
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