Mi rivedo molto nel tuo sentimento in questo momento... Bellissimo anche il tema delle lingue. Del tedesco mi piace proprio questa sua abbondanza di parole che descrivono concetti molto precisi e nella nostra quotidianità bi-(spesso tri-)lingue non è raro che parlando in Italiano usiamo parole tedesche perché sono intraducibili o non altrettanto efficaci e precise in italiano. La flessibilità del tedesco è anche dovuta al fatto di aere molte parole composte (come Weltschmerz che è composta da "mondo" e "dolore"). Conosci il libro illustrato di Ella Sanders "Lost in translation"? È una piccola raccolta di parole intraducibili in varie lingue, con delle illustrazioni molto belle: https://www.penguinrandomhouse.com/books/239619/lost-in-translation-by-ella-frances-sanders/9781607747109/, te lo consiglio!
Viaggiare tra le parole di altre lingue aiuta sempre molto a definire meglio il nostro sentire. Il libro che citi l'ho sempre visto consigliare ma non l'ho ancora letto, grazie per avermelo ricordato 💙
Bellissimo numero, e che onore essere lì tra i consigli con Anna ed Elena nei tuoi consigli!
Io il tedesco lo parlo sì, e ho un rapporto un po' complesso con esso, come ho raccontato talvolta dentro Catrame.
Una delle cose che amo, del tedesco, è proprio la ricchezza lessicale: come dice Silvia sopra, è dovuto alle meccanica della lingua, ma a mio avviso mostra anche una certa onestà intellettuale e precisione nell'osservazione del sentire umano: quale altra lingua è così onesta e precisa da avere una parola per definire la gioia che ti dà assistere alle difficoltà o addirittura alla sconfitta del tuo nemico, o comunque di chi ti sta sul piloro, la Schadenfreude?
Quanto al perché dell'assenza di un equivalente di Weltschmerz in italiano, che dire 😅 forse punta un po' al nostro essere ombelicali, al nostro pessimo rapporto con ciò che è pubblico — se sto bene io, che importa del resto?
Sul tedesco e sulla Germania ti lascio un libro ormai datato ma che io amo molto, questo, non so se lo conosci:
Due parole tedesche che ho scoperto sul libro che suggerivo prima e che mi piacciono molto sono il Kummerpeck (ovvero il peso preso a seguito di una preoccupazione o un evento negativo) e la Waldeinsamkeit (ovvero la sensazione positiva di essere in solitudine nel bosco e contemplarne la bellezza).
Mi piace molto la tua interpretazione sulla precisione germanica e l'ombelicalità nostrana; la cosa affascinante di multilinguismo e multiculturalismo è anche poter perdersi nelle elucubrazioni e nei dizionari emotivi. Poi mi dici che idea ;)
Grazie per avermi incluso in questa newsletter, Alice.
Questo sentimento che descrivi, il senso di rabbia e insieme impotenza... Anch'io dicevo di sentirmi annichilita, ma dopo un momento di spaesamento ci sta passare all'azione, qualunque essa sia. Farlo partendo dalla ricerca delle parole esatte con cui descrivere la situazione e rendersi conto che le parole che non abbiamo nella nostra lingua esistono in altre lingue, che magari l'italiano non ha sperimentato certe situazioni ma l'arabo sì - questo per me è bellissimo perché ci fa capire che c'è bisogno della compresenza di tutte le esperienze, di tutti i punti di vista, di tutte le lingue.
Mi ha colpito in particolare l'idea della quinta parola araba che citavi, il fatto che l'uso del plurale trasformi in collettiva un'esperienza individuale. Non avevo mai sentito questa cosa è mi è sembrata bellissima!
Sono anche io convinta che qualsiasi azione, anche piccola, sia tanto in un contesto politico che invece ci vorrebbe immobili e intimoritə. La quinta parola con quel plurale che collettivizza il sentimento è anche la mia preferita <3
Bellissimo scritto che mi ha trovata "senza parole" (perché anche io, proprio come te, in questi giorni ero alla ricerca di un modo per dire l'indicibile dolore che provo!) e allo stesso tempo mi ha lasciata con un mucchio di nuove parole che, sebbene non siano parte del nostro vocabolario linguistico italiano, sicuramente lo sono del nostro vocabolario "umano". Io vorrei solo ricordare altre parole, pronunciate per e con la Palestina: "Restiamo umani!" (Vittorio Arrigoni). Oggi ne abbiamo disperatamente bisogno!
Mi rivedo molto nel tuo sentimento in questo momento... Bellissimo anche il tema delle lingue. Del tedesco mi piace proprio questa sua abbondanza di parole che descrivono concetti molto precisi e nella nostra quotidianità bi-(spesso tri-)lingue non è raro che parlando in Italiano usiamo parole tedesche perché sono intraducibili o non altrettanto efficaci e precise in italiano. La flessibilità del tedesco è anche dovuta al fatto di aere molte parole composte (come Weltschmerz che è composta da "mondo" e "dolore"). Conosci il libro illustrato di Ella Sanders "Lost in translation"? È una piccola raccolta di parole intraducibili in varie lingue, con delle illustrazioni molto belle: https://www.penguinrandomhouse.com/books/239619/lost-in-translation-by-ella-frances-sanders/9781607747109/, te lo consiglio!
Viaggiare tra le parole di altre lingue aiuta sempre molto a definire meglio il nostro sentire. Il libro che citi l'ho sempre visto consigliare ma non l'ho ancora letto, grazie per avermelo ricordato 💙
Amica!
Bellissimo numero, e che onore essere lì tra i consigli con Anna ed Elena nei tuoi consigli!
Io il tedesco lo parlo sì, e ho un rapporto un po' complesso con esso, come ho raccontato talvolta dentro Catrame.
Una delle cose che amo, del tedesco, è proprio la ricchezza lessicale: come dice Silvia sopra, è dovuto alle meccanica della lingua, ma a mio avviso mostra anche una certa onestà intellettuale e precisione nell'osservazione del sentire umano: quale altra lingua è così onesta e precisa da avere una parola per definire la gioia che ti dà assistere alle difficoltà o addirittura alla sconfitta del tuo nemico, o comunque di chi ti sta sul piloro, la Schadenfreude?
Quanto al perché dell'assenza di un equivalente di Weltschmerz in italiano, che dire 😅 forse punta un po' al nostro essere ombelicali, al nostro pessimo rapporto con ciò che è pubblico — se sto bene io, che importa del resto?
Sul tedesco e sulla Germania ti lascio un libro ormai datato ma che io amo molto, questo, non so se lo conosci:
https://www.feltrinellieditore.it/opera/piccolo-viaggio-nellanima-tedesca-1-2/
Buona lettura e sempre grazie! 💜
PS mi sa che mi hai appena dato un'idea — un'altra! — per la sezione Tinello di Perpignan su CatramePod!
Due parole tedesche che ho scoperto sul libro che suggerivo prima e che mi piacciono molto sono il Kummerpeck (ovvero il peso preso a seguito di una preoccupazione o un evento negativo) e la Waldeinsamkeit (ovvero la sensazione positiva di essere in solitudine nel bosco e contemplarne la bellezza).
Mi piace molto la tua interpretazione sulla precisione germanica e l'ombelicalità nostrana; la cosa affascinante di multilinguismo e multiculturalismo è anche poter perdersi nelle elucubrazioni e nei dizionari emotivi. Poi mi dici che idea ;)
Che meraviglia leggere questa newsletter ❤️🩹e grazie per aver citato Feminist Feelings (dovremmo fare qualcosa insieme)
Quando vuoi, Elisabetta!
Grazie per avermi incluso in questa newsletter, Alice.
Questo sentimento che descrivi, il senso di rabbia e insieme impotenza... Anch'io dicevo di sentirmi annichilita, ma dopo un momento di spaesamento ci sta passare all'azione, qualunque essa sia. Farlo partendo dalla ricerca delle parole esatte con cui descrivere la situazione e rendersi conto che le parole che non abbiamo nella nostra lingua esistono in altre lingue, che magari l'italiano non ha sperimentato certe situazioni ma l'arabo sì - questo per me è bellissimo perché ci fa capire che c'è bisogno della compresenza di tutte le esperienze, di tutti i punti di vista, di tutte le lingue.
Mi ha colpito in particolare l'idea della quinta parola araba che citavi, il fatto che l'uso del plurale trasformi in collettiva un'esperienza individuale. Non avevo mai sentito questa cosa è mi è sembrata bellissima!
Sono anche io convinta che qualsiasi azione, anche piccola, sia tanto in un contesto politico che invece ci vorrebbe immobili e intimoritə. La quinta parola con quel plurale che collettivizza il sentimento è anche la mia preferita <3
Bellissimo scritto che mi ha trovata "senza parole" (perché anche io, proprio come te, in questi giorni ero alla ricerca di un modo per dire l'indicibile dolore che provo!) e allo stesso tempo mi ha lasciata con un mucchio di nuove parole che, sebbene non siano parte del nostro vocabolario linguistico italiano, sicuramente lo sono del nostro vocabolario "umano". Io vorrei solo ricordare altre parole, pronunciate per e con la Palestina: "Restiamo umani!" (Vittorio Arrigoni). Oggi ne abbiamo disperatamente bisogno!