#70 Quella tecnica vecchia come il mondo
Una didascalia del Museo del Prado mi ha dato da pensare: parlo di arte, oggettificazione del corpo della donna e violenza sessuale.
Ad Agosto ho passato qualche giorno a Madrid, ne avevo parlato in Ojalá #65:
Durante la visita al Museo del Prado mi sono imbattuta in questo quadro di Rubens, si intitola Achille scoperto da Ulisse e Diomede:
È un’opera datata 1617-1618. Rappresenta Achille, eroe della mitologia greca e protagonista della guerra di Troia, con un vestito rosso fuoco e circondato da altre donne della corte del re Licomede nell’isola di Sciro.
Non ricordavo nulla del mito di Achille a Sciro, per cui l’ho cercato e te lo riassumo:
La ninfa Tetide, per evitare che il figlio muoia a Troia come profetizzatole, lo nasconde alla corte del re Licomede dove Achille entra a vivere, ma vestito da ragazza e con il nome di Pirra “la rossa.”
Quando gli Achei vengono a sapere che la vittoria contro Troia dipende dalla presenza di Achille, Ulisse e altri capi lo cercano a Sciro. Per smascherarlo, si travestono da mercanti e portano in dono gioielli, ornamenti, strumenti musicali e armi. Mentre le altre donne della corte si fiondano sui gioielli, Pirra “la rossa” afferra la spada e rivela così la sua vera identità.
Ora, mettiamo un attimo da parte la storia di Achille e la dicotomia “gioielli per le donne” vs “armi per i veri uomini” (ah, la storia millenaria degli stereotipi di genere! 😬).
Quello che mi ha incuriosito è la didascalia del quadro.
La puoi leggere anche dal sito del Prado, ma ti traduco il pezzetto che a distanza di due mesi ricordo ancora a memoria:
In una lettera scritta nel 1618 a un potenziale acquirente, Rubens offriva «un quadro di Achille vestito da donna, eseguito dal mio miglior allievo e ritoccato dalla mia mano. Un dipinto molto bello, pieno di tante belle ragazze.»
C’è scritto proprio così: lleno de muchas bellas muchachas, pieno di belle ragazze.
Quel sessismo vecchio come il mondo
Perché mi sono stupita tanto?
All’inizio non riuscivo a focalizzare, ma credo sia stata la scelta del Prado di sottolineare proprio questo retroscena della vita dell’opera e del suo artista. Non so con che intento l’abbiano fatto, non lo saprò mai, per cui mi concentro sull’effetto che quelle parole hanno avuto su di me.
Il quadro è un’opera sontuosa, che incanta per i suoi colori brillanti, il realismo della rappresentazione delle stoffe, gli incarnati e i dettagli tipici del barocco fiammingo.
Poi leggo che Rubens cercava di venderlo facendo leva sul becero sessismo che oggettifica il corpo femminile, lo stesso che critichiamo ancora oggi e mi dico… boh, cosa mi devo dire? In realtà mi viene in mente un insulto.
Storia della misoginia (nell’arte)
A scuola ho imparato a studiare la storia dell’arte con riverenza e curiosità, ma con una visione sempre incentrata sulle opere e sul talento dei suoi autori.
Autori al maschile, sì — non ricordo ahimè artiste donne nel mio libro di storia dell’arte. Per fortuna poi, anche grazie al mio lavoro, ne ho conosciuto tante, come Suor Plautilla Neri di cui parlai in questo episodio qui:
Picasso, Gaugin, Degas, Dalì.
Autori che, quando li ho studiati, non ho sentito problematizzare per la loro misoginia e violenza; ho imparato a contestualizzare la narrazione artistica che li ha resi famosi solo da adulta, per conto mio.
C’è un articolo pubblicato sul sito del progetto di ricerca SHaME (Sexual Harms and Medical Encounters) e scritto da Fiona Rogers che si intitola Laia Abril and A History of Misogyny.
L’articolo parla del lavoro dell’artista catalana Laia Abril che ha analizzato il modo in cui la violenza di genere e lo stupro compaiono nel canone e negli spazi della storia dell'arte:
La violenza di genere, e in particolare lo stupro, è una zona scomoda del canone della storia dell'arte. L'abuso delle modelle nei laboratori e negli studi è ben noto, così come la riduzione del ruolo artistico delle donne a semplice “musa”.
Opere letterarie come quelle di Ovidio e Omero sono intrise di violenza sessuale. Gli antichi greci, i romani e i pittori post-rinascimentali hanno rappresentato lo stupro insieme alle guerre e alle conquiste. Chiamavano queste narrazioni “eroico stupro”, espressione che glorificava, sterilizzava ed estetizzava la violenza sessuale.
La romanticizzazione di queste “vittorie” è stata immortalata in opere come il famigerato dipinto Ratto di Europa di Tiziano del 1562, o la scultura in marmo dello scultore e architetto fiammingo Giambologna, Il ratto delle Sabine.
Al contrario, l'approccio guidato dalla ricerca di Abril rifiuta la nozione di stupro estetizzato e lo presenta come l'atto violento e sordido che è.
Come, chi e cosa ricordiamo è importante.
Se anche tu hai studiato, per dovere scolastico o per passione, un po’ di storia dell’arte e di mitologia, ricorderai quanto la rappresentazione dell’atto di conquista maschile passasse spesso da una violazione del corpo femminile.
Ci insegna(va)no che quelle scene erano allegorie di patriottismo, che lo stupro fosse il danno collaterale necessario per corroborare unioni strategiche o piegare il nemico.
Pensa all’episodio leggendario del ratto delle Sabine.
Pensa a quante volte lo stupro di una divinità ai danni di una donna mortale porta a una gravidanza e genera un figlio “eroe”.
Pensa all’Allegoria della Primavera di Botticelli, dove il dio del vento Zefiro afferra la ninfa Clori per rapirla e sposarla.
Come ricorda Rogers nell’articolo:
Si ipotizza che l’Allegoria della Primavera sia stata commissionata per commemorare il matrimonio di Lorenzo di Pierfrancesco de' Medici con Semeramide d'Appiano nel 1482; un regalo di nozze premuroso che serviva a ricordare alle spose la loro posizione servile e i loro doveri coniugali.
Nella società contemporanea questi atti hanno un nome diverso: “matrimonio riparatore”. La cosiddetta legge marry your rapist (ndt.: sposa il tuo stupratore) esiste ancora in oltre 20 Paesi del mondo, tra cui Russia, Thailandia e Venezuela. In oltre 30 Paesi lo stupro coniugale è ancora legale.
Per saperne di più su questa legge aberrante cerca “marry your rapist law” oppure leggi questo articolo del Guardian.
La storia dell’arte con prospettiva di genere
Continua Rogers:
Le dinamiche del potere e il rapporto spesso problematico tra artista e “soggetto” sono ben rappresentati nella celebre arte di Paul Gauguin.
La sua mercificazione delle donne polinesiane incarna l'intreccio tra genere, potere e razza, perché le persone più vulnerabili spesso si trovano nelle comunità emarginate.
Gauguin non è l'unico a rappresentare la relazione tra arte, genio e potere. Edgar Degas era un famigerato misogino. È ormai noto che Andy Warhol fu ucciso da una delle sue “collaboratrici”, Valerie Solanas, in seguito ai maltrattamenti subiti e alla convinzione che Warhol stesse cercando di plagiare i suoi scritti.
E quindi? Cosa facciamo con tutte queste tremende consapevolezze che ci fanno vedere certe grandi opere della storia dell’arte con un occhio diverso?
Sono d’accordo con la chiusura di Rogers: più che puntare alla censura possiamo impegnarci a raccontare la verità dietro la storia e l’arte degli uomini che ora non abbiamo più paura a chiamare colpevoli.
Intanto seguo persone che parlano di storia dell’arte con prospettiva di genere, un modo per abbracciare una visione del mondo e dell’arte in cui mi sento più a casa.
Se capisci lo spagnolo, non puoi perderti la storica dell’arte Eugenia Tenenbaum. Dai un’occhiata a una sua bellissima conferenza intitolata “Nuovi sguardi, vecchie narrazioni”: qui Tenenbaum esamina alcune opere della collezione del Museo de Bellas Artes de Bilbao per mostrare in che misura la prospettiva di genere e quella decoloniale sono colonne portanti della narrazione storiografica e arricchiscono, completano e diversificano la narrazione mainstream.
Pillole di Catalogna
Per via di un piccolo disguido, qualche giorno fa sono dovuta andare in un ufficio dei Mossos d’Esquadra, la polizia catalana.
Sulle pareti all’ingresso, in bella vista, ho trovato questi due cartelli:
Il primo parla di molestie per strada:
Fare commenti a sfondo sessuale in un luogo pubblico è reato. Molestare una donna con sguardi, gesti, commenti o atteggiamenti di carattere sessuale non è uno scherzo, è violenza sessuale.
È prevista una multa se:
Fai commenti non desiderati e a connotazione sessuale sul corpo di una donna.
La intimidi con proposte di carattere sessuale non desiderate.
La molesti imitando posture sessuali.
Il secondo parla di revenge porn:
Condividere con i tuoi colleghi una foto intima senza consenso è reato.
Diffondere immagini o video intimi di carattere sessuale che ritraggono una persona che non ha dato il suo consenso è violenza sessuale.
È prevista una multa o l’arresto se:
Condividi una foto o un video a carattere sessuale di una persona senza il suo consenso.
Pubblichi sui social la registrazione di una relazione sessuale senza il consenso della persona che compare nel video.
Registri o fotografi la persona durante una relazione sessuale senza il suo consenso.
Ti piace scoprire campagne di marketing, iniziative e letture originali che parlano di inclusione e accessibilità digitale? Ojalá è nata per questo:
Curiosità da scoprire ✨
Perché una grande pittrice che ha vissuto fino a 101 anni è ancora definita dal nome di un uomo che ha lasciato negli anni '50? Un bell’articolo di Katy Hessel sul Guardian a proposito di Françoise Gilot, artista e autrice acclamata morta nel 2023. I media hanno spesso parlato di lei come “musa e compagna” di Pablo Picasso, con cui ebbe una relazione di dieci anni.
Scrive Hessel:È davvero necessario citare il nome di Picasso? La carriera di Gilot, i suoi successi, il suo nome non stanno in piedi da soli? Quand’è che i media smetteranno di riferirsi alle donne in relazione a un partner da cui si sono separate da più di settant’anni, perpetuando questo palese sessismo?
L’anno scorso l’Università di Alcalá de Henares, in Spagna, ha organizzato Iberoamericana, una retrospettiva su donne e arti visive nel XXI secolo: niente di strano se non fosse che la mostra si è auto-hackerata impedendo che le opere fossero viste nella loro interezza. Perché?
Un cartello copriva il 18,4% delle opere, una percentuale che riflette accuratamente la differenza di compenso per l’artista quando questa è una donna oppure un uomo. Sulla parte coperta si leggeva il messaggio “Nel mercato dell'arte, il 18,4% di quest'opera sembra non valere nulla”.
Per questa settimana chiudo qui.
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Alice
La prospettiva di genere nella storia dell’arte è una cosa che mi interessa moltissimo, grazie di questa uscita, la rilancerò di sicuro ❤️
Bella puntata, Alice: è una cosa su cui ho riflettuto spesso; recupero volentieri la conferenza di Eugenia Tenenbaum.
Torno anche su Picasso e il nominare correttamente le persone, perché proprio di recente in una trasmissione sulla Rai hanno elogiato Ancel Keys e di sua moglie Margaret per avere scoperto la dieta mediterranea; ecco, subito mi è balzato all'orecchio quel "sua moglie", cioè la configurazione ancillare della donna rispetto all'uomo, quando la ricerca è stata condotta da tutt'e due.