#100 L'intimità è roba da donne
Un incontro di storia dell'arte con prospettiva di genere: Isabel Quintanilla e la prospettiva dell'intimità domestica che si riserva alle donne.
Nell’ultimo numero di Ojalá spuntavano parole impronunciabili, mentre quello prima veniva dal futuro. (Hai votato? Oggi hai tempo fino alle 15:00! Non trovi la tessera elettorale? Fai ancora in tempo a chiedere l’attestato sostitutivo.)
In questo episodio:
Ho assistito a un incontro di storia dell’arte con prospettiva di genere.
E ho conosciuto l’opera di Isabel Quintanilla, pittrice spagnola molto politica eppure definita dalla sfera dell’intimità domestica.
Non si parla allo stesso modo del suo collega e amico Antonio López, per dire.
Casa, familia, compañeros: i dettagli che corredano il racconto delle opere delle donne.
Altre letture: i titoli sulla morte di María Moreno; una newsletter di Valentina Locatelli; una raccolta di racconti su donne di età alta; una stanza tutta per lui; un pezzo che ho scritto per Apical.
Questo è l’episodio numero 100 di Ojalá: quanto cammino abbiamo fatto in questi anni! Non so se esiste un bon ton delle newsletter in questo senso, ma non sarò io a rispettarlo, e infatti non ho preparato nessun contenuto speciale per celebrare questo bel numero tondo.
Però ho pensato a uno sconto sull’abbonamento annuale a Ojalá. Puoi sostenere questo progetto per dodici mesi e in più accedere alla mia biblioteca digitale, quella con tantissime risorse da leggere e scaricare sulla comunicazione inclusiva e accessibile:
Questo sconto del 15% dura una settimana, fino a lunedì prossimo e al numero 101 di Ojalá. E ora, iniziamo ✨
Domenica scorsa sono andata ad ascoltare una lezione di storia dell’arte al LAC, il Laboratori d’Arts Contemplatives tra i boschi del Parco del Montnegre, vicino al paese catalano in cui vivo.

La storica dell’arte Eugenia Tenenbaum, di cui avevo scritto anche in questo episodio di Ojalá dedicato al sessimo nell’arte classica, ci ha parlato dell’opera di Isabel Quintanilla — artista spagnola, grande esponente del realismo contemporaneo iberico.
Dipingo ciò che mi è più vicino, che mi colpisce, quello che vivo e con cui mi identifico
diceva l’artista, famosa per i ritratti minimalisti e dettagliati di paesaggi urbani e interni.
I suoi interni sono così realistici che catapultano all’istante in ambienti e tempi familiari: il mobiletto del bagno di casa e i panni sporchi in attesa di essere infilati in lavatrice; il lavandino scrostato del bagno della scuola; un bicchiere di vetro lasciato sul bordo del tavolo in cucina; la macchina da cucire con cui sua madre lavorava come sarta.
Sono gli ambienti interiori che abitiamo e che Quintanilla ci racconta come luoghi politici: l’artista li ritraeva per sottrarre il “domestico” all’invisibilità e mostrare che anche il silenzio di una stanza è degno di essere rappresentato. Perché è da lì che le persone portano avanti vite, progetti, famiglie, fatiche e lavori di cura.
Il lavoro di cura di sua madre, per esempio: vedova giovane di un repubblicano assassinato durante il franchismo, si occupò da sola dei figli lavorando in casa come sarta.
L’anno scorso, il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid ha dedicato a Quintanilla un’esposizione monografica intitolata “Il realismo intimo di Isabel Quintanilla”:
È stata la prima mostra che il famoso museo madrileño — fondato nel 1992, quindi con trentatrè anni di storia — ha dedicato a un’artista spagnola.
La prima, sì, nel senso che nessun’altra artista spagnola aveva mai avuto una retrospettiva personale al Thyssen, al contrario dei numerosi artisti uomini, tra cui anche Antonio López — contemporaneo nonché amico di Quintanilla, considerato maestro della stessa corrente pittorica realista.
Durante il suo intervento, Eugenia Tenenbaum ha confrontato le scelte lessicali del museo Thyssen per descrivere le due monografie di López e Quintanilla.
Entrambi si sono concentrati sulla politica degli ambienti interni, entrambi sono esponenti del realismo madrileño. Eppure, le parole scelte per loro ci restituiscono due immaginari diversi:
Antonio López cerca nella realtà che lo circonda gli elementi del quotidiano da rittrarre nelle sue opere; lo fa con un lavoro lento e meditato, cercando di cogliere l'essenza dell'oggetto o del paesaggio rappresentato.
— Antonio López, exposición temporal 2011
Per Quintanilla, invece, l’evocazione del concetto di intimità è il fulcro della descrizione:
La selezione delle opere propone un percorso evocativo che ci immerge nel “mondo Quintanilla”: i protagonisti sono i suoi oggetti più personali, l'intimità delle stanze delle case e dei laboratori in cui ha vissuto e lavorato, ma anche la sua famiglia e i suoi colleghi.
— El realismo íntimo de Isabel Quintanilla, exposición temporal 2025
Casa, familia, compañeros
Leggo l’introduzione della mostra di Antonio López e lo immagino immerso nel suo genio, concentrato nell’interpretazione dell’essenza degli oggetti che sceglie di dipingere: la sua opera, per come la descrive il Thyssen ma anche in generale la critica d’arte, è separata e separabile dai dettagli della sua vita privata.
Dettagli che, in realtà, López lascia emergere con discrezione — come in questo meta-autoritratto costruito attraverso gli oggetti del bagno di casa, lo stesso che condivideva con la grande pittrice María Moreno, di cui oggi è vedovo:
Leggendo la presentazione di Quintanilla, invece, mi figuro un mondo di oggetti personali, parte di uno sguardo interiore che racconta le sue relazioni familiari e sentimentali: la donna artista è spiegata con le persone di cui si è circondata e di cui si è presa cura, che hanno comprensibilmente influito nel suo modo di vedere il mondo.
In fondo, è una dinamica che va ben oltre il mondo dell’arte. Storicamente, quando si parla di lavoro e opere d’ingegno di una donna, ci si aspetta di conoscere anche i dettagli della sua vita privata: chi ha o non ha sposato, da chi ha divorziato, quanti figli ha o quando ha deciso di non farne, che impatto hanno avuto le sue peripezie personali nel lavoro che ha prodotto.
Nel caso degli uomini, invece, raramente si avverte questa necessità. Di loro ci basta conoscere il genio e la profondità di pensiero; il contesto biografico è spesso un’aggiunta, non una chiave di lettura indispensabile.
Non che questo interesse per il vissuto personale debba essere per forza negativo: a me per esempio interessa sapere da dove nasce un pensiero, quali esperienze personali lo hanno impulsato o nutrito; mi affascina scoprire in che modo le complessità della vita si sono introdotte in un quadro, in un libro, in un film di cui ho goduto.
Sono informazioni preziose, che smontano l’illusione della neutralità e possono dare corpo a ciò che leggiamo o guardiamo.
Ma quando questa attenzione al biografico si applica in modo selettivo, e finisce per confinare le donne in un territorio considerato meno “universale” — più vulnerabile, più intimo e legato al quotidiano — mentre agli uomini si riconosce il privilegio dell’astrazione e del genio, allora sì: qualcosa, in quella narrazione, ha smesso di funzionare.
Questo sguardo lo conosceva bene anche Isabel Quintanilla. In Spagna non ricevette mai il riconoscimento che fu invece accordato, senza esitazioni, al suo amico Antonio López. Quel riconoscimento lo trovò altrove, in Germania.
Come riporta HA!, l’enciclopedia online di belle arti, Quintanilla diceva:
In Spagna eri una donna. Non eri nessuno, non contavi nulla. Ho ottenuto il riconoscimento come pittrice in Germania. Pittrice, non donna. Il realismo era perfetto per loro, lo apprezzavano.
Letture per continuare a esplorare
Prima ho citato María Moreno, altra grande pittrice del realismo spagnolo, molto amica di Quintanilla. Quando è morta nel 2020, non c’è stato titolo di giornale che non abbia riportato il suo legame con Antonio López: compagna e faro, era anche sua moglie, artista e moglie, pittrice realista e compagna di, ecc. Anche López, un giorno, verrà definito come marito di Moreno?
Mentre scrivevo dei dettagli di vita che si infilano in ciò che leggiamo o guardiamo, mi è tornata in mente la bella puntata di Morbido, Siamo stati tutti bambini.
parla dei film che nei titoli di coda inseriscono i nomi dei bambini nati durante le riprese, «per passare il messaggio che anche gli stati di famiglia dei collaboratori hanno inciso sulla riuscita del film».Nel 1929 Virginia Woolf affacciava l’idea che per le donne fosse fondamentale avere una stanza tutta per sé. Nel 2025, dopo la pandemia e il picco del lavoro da casa, anche molte coppie eterosessuali si sono trovate a lavorare nello stesso spazio: e indovina chi, secondo le statistiche, si accaparra più spesso la stanza di casa adibita a studio “tutto per sé”?
C’è un libro che gioca sull’evocazione dell’intimità degli spazi femminili per addentrarsi nelle storie di protagoniste dalle vite inaspettate: Spazzolare il gatto, di Jane Campbell (Edizioni di Atlantide, 2023, tradotto da Federica Bigotti). Una raccolta di racconti che esplora la vita, i desideri e le solitudini di donne di età alta. A me è piaciuto tanto, e infatti lo trovi nella pagina della mia biblioteca digitale dedicata a età e ageismo.
Per il blog di Apical ho scritto un articolo sullo storico passo avanti per i diritti delle famiglie omogenitoriali in Italia: Famiglie con due madri: cosa cambia (davvero) dopo la sentenza della Corte Costituzionale?
Come suonerebbe questo episodio di Ojalá?
Tutta la musica che consiglio su Ojalá atterra su questa playlist collaborativa su Spotify. Che canzone assoceresti a questo episodio? Scrivimelo via email o nei commenti di Substack. 🎶
Per questa settimana chiudo qui.
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Sono Alice Orrù, sarda emigrata a Barcellona nel 2012.
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Grazie per aver letto fino a qui. 💙
Alice
Quando ho letto questo titolo pensavo alla serata di ieri, in cui ho assistito alla registrazione dell'ultima puntata di “Tutti gli uomini” di Irene Facheris. E anche lì è emerso chiaramente che l'intimità - l’autoanalisi e l’autoracconto - sono cose da donne. Gli uomini non sono abituati a parlare di sé (e nessuna persona sente grandi esigenze di parlare del loro mondo intimo, come racconti tu qui). Credo sia stato questo uno dei motivi che mi hanno tenuta incollata alla sedia: non sono abituata a questo tipo di racconto, e per questo l'ho trovato estremamente interessante. Perché a me le vite delle persone oltre la loro arte e il loro mestiere interessano tantissimo, tantissimo. Grazie per aver puntualizzato questa asimmetria.
Grazie Alice per avermi ospitato in questa tua luminosa puntata di Ojalà