5 Commenti

Grazie, per quel che conta 🩵

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Che meraviglia questa riflessione. Pensavo una cosa simile in questi giorni leggendo "e non chiamiamola guerra, questo è un genocidio". Il che mi ha lasciata un attimo perplessa, così ci ho ragionato su. Come se ah ok fosse guerra ci può stare, è che è genocidio. Ci sono chiaramente dei livelli di oscenità diversi, ma tramite questa frase mi son messa lì a sviscerare le implicazioni delle parole usate, come se ci fossimo abituati al gradino prima, quello della guerra, e l'inaccettabile a livello ontologico sia solo lo step successivo. Ho lo stesso cortocircuito con "crimini di guerra" riguardo a certe armi o certe modalità. "Crimini DI guerra" che in fondo sottolinea che all'interno della guerra ci sono DEI crimini, ovvero oscenità peggiori, e le altre non sono legalmente crimini. Non so dove porta esattamente sta riflessione, ma ho il sentore che si leghi a quella che hai condiviso. Grazie <3

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Leggo solo ora, Alice, proprio nel tempo di Natale (e qui potremo soffermarci sulle parole di questo periodo: nascita, rinascita, festa). E il tuo messaggio arriva come un richiamo forte, come un pensiero sul nostro essere in società. Non siamo soli, non siamo gli unici, siamo anche negli altri, anche in quelli altri che soffrono, che subiscono, che sono vittime di altri-altri, che hanno perso il senso della festività non per averlo voluto ma perché altri gliel'hanno imposto. E tutto questo è un pugno, necessario. Grata per aver trovato il tuo pensiero, Alice.

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