Quanto sono d'accordo con te, Alice. Quanto sono stufa di queste faide interne. Ma quanto c'è bisogno di rappresentazione di ogni tipo, in effetti. Anche di persone queer (disabili, razzializzate) "cattive".
"Cioè, i queer — quelli della vita vera — non meritano rappresentazione, protezione e diritti per il fatto di essere moralmente puri o retti come persone.": verità come pugni, diremmo traducendo letteralmente un'espressione idiomatica spagnola. Sulla scorta di questa riflessione, mi permetterei anche di aggiungere: ...né meritano rispetto a partire dall'amore. Ho l'impressione che oggi una buona parte dell'accettazione generale passi per una visione condiscendente del love is love (vanno bene perché si amano), ignorando che l'essere queer precede e sorpassa l'amore romantico, non ne è conseguenza né scaturigine. Grazie, Alice! Ho scoperto Ojalá solo oggi. Eggnènte: estrujaré el bote de salsa brava apurando hasta la última gota.
Grazie, Andrea! Ti do il benvenuto :) Arrivi proprio all'inizio di una serie di episodi che ho già in mente sul mondo queer, sui miti, le frasi e le visioni che sanno di stantio: love is love naturalmente dovrebbe essere la prima a cadere, anche secondo me!
Una questione di cui si parla troppo poco in queste situazione (perché purtroppo siamo ancora al punto in cui bisogna martellare il nothing about us without us) è il concetto di cultura antropologicamente intesa: l'appartenza a una comunità o un'identità ≠ da aver fatto un percorso di decostruzione del proprio vissuto culturale, ed è quello che poi genera certi corticircuiti.
Grazie per avermi dato questa lente antropologica. Siamo ancora a quel punto lì, ahimé, "nothing about us without us", e anche su questo... quanto ci sarebbe da dire!
Quanto sono d'accordo con te, Alice. Quanto sono stufa di queste faide interne. Ma quanto c'è bisogno di rappresentazione di ogni tipo, in effetti. Anche di persone queer (disabili, razzializzate) "cattive".
Abbiamo bisogno di moltissima rappresentazione, allargata, plurale, umana. Grazie!
"Cioè, i queer — quelli della vita vera — non meritano rappresentazione, protezione e diritti per il fatto di essere moralmente puri o retti come persone.": verità come pugni, diremmo traducendo letteralmente un'espressione idiomatica spagnola. Sulla scorta di questa riflessione, mi permetterei anche di aggiungere: ...né meritano rispetto a partire dall'amore. Ho l'impressione che oggi una buona parte dell'accettazione generale passi per una visione condiscendente del love is love (vanno bene perché si amano), ignorando che l'essere queer precede e sorpassa l'amore romantico, non ne è conseguenza né scaturigine. Grazie, Alice! Ho scoperto Ojalá solo oggi. Eggnènte: estrujaré el bote de salsa brava apurando hasta la última gota.
Grazie, Andrea! Ti do il benvenuto :) Arrivi proprio all'inizio di una serie di episodi che ho già in mente sul mondo queer, sui miti, le frasi e le visioni che sanno di stantio: love is love naturalmente dovrebbe essere la prima a cadere, anche secondo me!
Ne ho parlato diverse volte, la prima in questo numero dedicato al mio primo Pride a Barcellona: https://open.substack.com/pub/ojala/p/5213964_ojal-9
Una questione di cui si parla troppo poco in queste situazione (perché purtroppo siamo ancora al punto in cui bisogna martellare il nothing about us without us) è il concetto di cultura antropologicamente intesa: l'appartenza a una comunità o un'identità ≠ da aver fatto un percorso di decostruzione del proprio vissuto culturale, ed è quello che poi genera certi corticircuiti.
Grazie per avermi dato questa lente antropologica. Siamo ancora a quel punto lì, ahimé, "nothing about us without us", e anche su questo... quanto ci sarebbe da dire!