#76 Impossibile sbagliare
Un episodio che vorrei leggessero soprattutto le persone cis etero.
Qualche settimana fa ho ricevuto da Francesca di Eris Edizioni una copia omaggio di Sierocoinvoltə. La rivoluzione sessuale riparte dall’HIV, un pamphlet rosa shocking scritto da tredici persone che collaborano con il collettivo di ARTivist* Conigli Bianchi e l’associazione PrEPin Italia.
Sierocoinvoltə è un libro collettivo, «un racconto che accoglie una coralità di visioni, molte delle quali sono passate sotto silenzio in questi quarant’anni di HIV.»
Conoscevo già il libro grazie al bel lavoro di divulgazione e attivismo di
, autore della newsletter , che sui suoi canali scrive e parla di prevenzione dell’HIV e delle infezioni sessualmente trasmissibili (IST, per dirla breve).La protagonista è una Alice che viaggia attraverso uno speciale Paese delle Meraviglie popolato dai racconti di persone che vivono con l’HIV: sono narrazioni in prima persona, attraverso il vissuto di una persona cara o ancora tramite il proprio lavoro di attivismo.
La polifonia che regala profondità al racconto
Le parole di Sierocoinvoltə non vengono solo dalle tastiere di uomini gay, frangia di popolazione che storicamente si associa al tema dell’HIV. Ed è questo che rende il libro un progetto così prezioso: dentro ci sono anche le storie di donne, etero e lesbiche, e di tante altre persone sierocoinvolte in quanto attivistə, amanti o figliə di persone con HIV.
Una platea di voci a cui non sono state concesse le prime pagine dei dibattiti italiani sul tema; persone che, nonostante l’oscurantismo e la mancanza di fondi, sono rimaste vigili, attive, operose nelle associazioni di volontariato e nella rete di realtà che cercano di destigmatizzare l’HIV offrendo assistenza e test gratuiti, come i checkpoint gestiti dalle comunità locali in giro per l’Italia.
Quel ricordo lo custodisco preziosamente, uscii dalla tana e conobbi i Conigli Bianchi e le loro cartoline che illustrano, da un lato, lo stigma e, dall’altro, l’informazione. Quelle frasi, allora pesanti come un macigno, i soliti te lo meriti / succede solo alle troie / è una cosa da tossici, che nel tempo mi sono state rivolte, talvolta più esplicitamente, talaltra con tono soffuso ed edulcorato pervaso da compassione, divennero la mia nuova arma per sfatare i falsi miti sull’HIV.
— Sierocoinvoltə, capitolo Atlantide, pagina 37
È la polifonia di voci che avrei voluto poter ascoltare quando la mia educazione sessuale si nutriva ancora di senso di colpa e paura. Ma anche quando, molti anni più tardi, pensavo di conoscere tutte le informazioni importanti per praticare “sesso sicuro”1 e invece me ne mancavano decine.
Tipo: finché ho vissuto in Italia (e avevo trent’anni compiuti quando sono emigrata) non ho mai pensato fosse rilevante fare i test per HIV e altre IST.
Comportamenti a rischio, io?! Pensavo che bastasse il preservativo e via.
Ah, come se non esistessero altre infezioni che del preservativo se ne infischiano.
Mi illudevo che la monogamia — come pratica ma anche come sistema, per dirla alla Brigitte Vasallo — fosse sufficiente a mettermi al riparo dalle conversazioni scomode e dalla paura di essere sbagliata. (Di Vasallo, ti consiglio con tanto entusiasmo il saggio Per una rivoluzione degli affetti. Pensiero monogamo e terrore poliamoroso, tradotto in italiano da Andrea Gatti e Cristina Velázquez Delgado per effequ).
Finché ho vissuto in Italia non si parlava ancora nemmeno di Prep, la Profilassi pre-esposizione, che ora invece è disponibile (e in Italia gratuita dal 2023) a tutte le persone HIV-negative, di ogni genere, che vogliono adottare una soluzione ulteriore per proteggersi dall’infezione.
Come scrive lo scrittore Vincenzo Latronico nel reportage Che fine ha fatto l’aids per L’Internazionale:
[…] dal 2018 anche in Italia è disponibile una terapia preventiva – chiamata Prep, cioè Profilassi pre-esposizione – che è più efficace del preservativo a prevenire l’infezione in caso di rapporti con una persona con HIV.
Queste cose sono note, quasi banali, per le persone della comunità queer o per chi conosce qualcuno che vive con HIV. Ma a parte loro non le sa quasi nessuno, come ho scoperto parlando della mia diagnosi con familiari e conoscenti atterriti, che all’HIV associavano solo il ricordo di minacciose pubblicità progresso. Alla paura si è sommata un’ignoranza che, paradossalmente, la rafforza.
Una questione che dovrebbe interessare molto le persone cis eterosessuali
Questo ostacolo comunicativo cui accenna Latronico, l’ho riscontrato anche io in diverse conversazioni con persone cis eterosessuali, durante le quali sono emerse molte lacune da colmare quando si parla di benessere e salute sessuale.
E in effetti, che sia per evitamento, timore o mancanza di accesso a una comunicazione precisa e non colpevolizzante sul tema, i dati parlano:
L’incidenza (casi/popolazione) delle nuove diagnosi HIV è diminuita dal 2012 al 2020, mentre dal 2021 al 2023 si osserva un aumento progressivo. L’aumento più significativo dopo il 2020 è stato rilevato nella fascia di età 40-49 anni e nella trasmissione eterosessuale.
— LILAReport 2024, la ricerca annuale di Lila su HIV e AIDS in Italia
Ricorda Latronico nell’articolo per L’Internazionale che ho già citato:
Nel 2023 di AIDS in Italia sono morte più di cinquecento persone, in gran parte perché la malattia è stata diagnosticata troppo tardi.
Sono morte per via di un’infezione evitabile: l’uso del preservativo è in forte diminuzione, specie tra i più giovani, perché all’HIV non si vuole pensare.
La Prep è spesso sconosciuta o difficile da ottenere, perché all’HIV non si vuole pensare.
Sono morte per via di un’infezione con cui avrebbero potuto convivere senza problemi se l’avessero scoperta prima: di fatto, specie tra le persone eterosessuali, in assenza di sintomi ci si testa sempre meno, perché all’HIV non si vuole pensare.
Cambiare il linguaggio per aprire finestre sulla realtà
Buona parte dell’educazione sessuale delle persone della mia generazione è iniziata negli anni Novanta e si è nutrita di sensi di colpa, inviti all’astinenza, disinformazione e campagne inquietanti, come l’alone viola inventato nel 1989 dal Ministero della Sanità che entrava nelle nostre stanze durante le pause pubblicitarie in tv.
E poi tanto, tantissimo linguaggio medico che era l’antitesi dell’accessibilità. Quello del linguaggio è un concetto che torna anche nell’ultimo capitolo di Sierocoinvoltə:
Per noi era importante conquistare spazi in cui si potesse parlare di HIV smettendo di ridurlo a un tema puramente medico.
Sentivamo il bisogno di liberarci e liberare tante altre persone dalla paura del giudizio, di perdere il lavoro, la casa, gli affetti, gli amori, o, sempre per via dell’ignoranza generalizzata, la stima di sé.
Sognavamo di cambiare il linguaggio.
Pensa che prima di noi neanche si usava una parola per parlare dello stigma dell’hiv. Sierofobia.
E poi volevamo continuare a denunciare, come l’attivismo fa da quarant’anni, il linguaggio dei media che si ostinano a fare sensazionalismo a spese altrui, o immaginare campagne di prevenzione più sexpositive e meno prescrittive e normative.In generale volevamo e vogliamo ancora, con l’aiuto dell’arte e magari tuo, costruire un discorso femminista sull’HIV, che sappia parlare di relazioni, delle emozioni e alle emozioni.
— Sierocoinvoltə, Capitolo Sei cose impossibili prima di colazione, pagina 122
Usare nuove parole, fare comunità
Molte delle parole e delle buone pratiche sulla salute sessuale che ho imparato negli anni vengono dal mio periodo di lavoro in una clinica di riproduzione assistita di Barcellona.
Molte altre, invece, sono arrivate tramite i social e i canali Instagram di persone che condividono il loro sapere e le loro esperienze:
Marco Bastian Stizioli aka bastbuxx, PrEP in Italia, Claudia Ska, Dania Piras aka hello_policose, e (per chi parla spagnolo) Laura Aparicio aka pitu_aparaicio e Paula Álvarez, che insieme a Roenlared produce anche il (video)podcast Nos tienen contentas.
Sono tutte persone che, oltre a comunicare sui social, investono energie e tempo anche in presenza, nelle loro comunità locali.
Queste realtà community-based orizzontali offrono servizi anche a chi non ha documenti, a chi non potrebbe accedere al sistema di salute pubblico nazionale o è restio nel rivolgersi a causa di precedenti discriminazioni o casi di omotransfobia.
Questo lavoro di peer education è a mio avviso indispensabile per controllare davvero la diffusione del virus: chi facendo il test risulta positiva o positivo o positivǝ in questo modo può accedere a tutte le informazioni necessarie su infezione, terapie disponibili e percorsi terapeutici, e capire, in un ambiente accogliente e non giudicante, come mantenersi in salute e allo stesso tempo spezzare la catena dei contagi.
[…] Vedo comunità reali e virtuali che ampliano la potenza sociale e culturale dell’HIV e portano la conoscenza a migliaia di ragazze impaurite, ragazzi impauriti, ragazzɜ impauritɜ e senza risposte. Come lo ero io. Vedo il mare, il sole e la sabbia. Vedo l’HIV e vedo la vita.
— Sierocoinvoltə, Capitolo Quando ero giovane, frocio e terrone. Da irrisolto a sierocoinvolto, pagina 68
Equazioni lessicali da imparare: U=U
U=U significa undetectable = untrasmittable, cioè se il virus HIV non è rilevabile (undetectable) nel sangue, non è trasmissibile (untrasmittable).
U=U è l'antitesi del famoso alone viola, spiega Nicoletta Frattini di Associazione Solidarietà Aids nel recente articolo L’HIV sommerso per Valigia Blu:
Di HIV si parla un po' il primo dicembre, poi tutti se ne dimenticano – rimprovera Frattini – e invece noi vorremmo fosse chiaro che U è uguale a U come due più due fa quattro.
Dopo la campagna Impossibile sbagliare dello scorso anno, poi, continuare a perpetrare lo stigma è davvero una questione di ignoranza.
Altre letture sul tema ✨
Nella
di agosto trovi una recensione molto bella di Sierocoinvoltə scritta dall’autorə Car G. Lepori:
Fare ripartire la rivoluzione sessuale dall’HIV significa anche cominciare a non vedere più la sieropositività come qualcosa da correggere o da eliminare, e vederne il potenziale di insegnamento in termini di vita, di amore, di piacere e di cura. In questo, si colloca la potenza di questo testo.
Come scrivere e parlare senza stigma di HIV e AIDS? La guida terminologica di UNAIDS è un faro (in inglese).
There is no safe sex. There is no sex life, di Devon Price. Non esiste il sesso sicuro, così come non esista una vita sicura. Un cambio di prospettiva che per me è stato rivoluzionario.
Dati HIV in Italia 2023: se le diagnosi aumentano ci sarà un perché?, si chiede Marco in questo episodio di Diritti Sessuali. Il suo modo di riportare i dati, discuterli e offrire nuovi punti di vista è uno degli ottimi motivi per iscriversi alla sua newsletter. E in più, un promemoria che serve:
Questa domenica è la Giornata Mondiale in Risposta all’AIDS e se ne parlerà ovunque. Ma non abbiamo bisogno di parole. Abbiamo bisogno di soldi: banalmente, un test HIV e sifilide a noi del Brescia Checkpoint costa quasi 12 euro e 100 preservativi sui 40 euro.
Scopa tranquilla, esorta il titolo dell’ultimo episodio della newsletter di
che parla proprio di benessere e salute sessuale. L’ho letta sabato mattina, fresca di uscita, mentre terminavo questo numero di Ojalá ed è stata una bellissima coincidenza.
It’s a sin
Ne avevo parlato in Ojalá numero 9 (più di tre anni fa!), ma It’s a sin, mini-serie britannica di Russell T Davies, mi è rimasta nel cuore e continuo a consigliarla.
A cavallo tra gli '80 e i '90, un gruppo di amicз gay ed etero condividono un appartamento a Londra, alcuni di loro per allontanarsi da famiglie omofobe. Lì vivono i loro vent'anni, studiano, cercano fortuna, si innamorano e osservano con leggerezza, prima, e crescente preoccupazione poi, il dilagare della pandemia di HIV.
Una serie che non è solo dramma, ma anche pura gioia queer.
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Per questa settimana chiudo qui.
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Sono Alice Orrù, sarda emigrata a Barcellona nel 2012.
Fiera della sua residenza, la mia newsletter contiene incursioni di vita catalana e tanta, tanta salsa brava. 🍟
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Grazie per aver letto fino a qui. 💙
Alice
Metto tra virgolette l’espressione “sesso sicuro” per abbracciare la visione che la considera una dicitura fuorviante e preferisce sostituirla con safer sex, sesso più sicuro. Per dirla con le parole dell’organizzazione PLUS: il safer sex indica le pratiche sessuali durante le quali è molto improbabile che sperma, sangue o fluidi di una persona con HIV entrino nel flusso sanguigno di un’altra persona.