#78 Ritorno lento (e breve)
Rompo il ghiaccio della prima newsletter dell'anno con un riassunto e uno spoiler delle prossime puntate.
In questo episodio:
Intro: rientro dal Messico e black face in salsa catalana.
Spoiler del tema del prossimo numero.
L’anno che verrà: i vostri feedback, il glossario, la playlist collaborativa e uno strumento futuro per consultare le fonti di Ojalá.
Il film bello con cui ho iniziato l’anno.
Due libri messicani e due podcast italiani da conoscere.
Il primo, breve, episodio di Ojalá del 2025 (ehi, buon anno!) ti arriva mentre per le strade del mio paesello catalano rotolano ancora i coriandoli della sfilata dei Re Magi — Melchor, Gaspar e Baltasar — che anche quest’anno avevano le facce scurite artificialmente con il trucco.
Persone bianche con la faccia dipinta di nero: il razzismo offusca le parate dei Re Magi, titolava l’anno scorso El País per rispettare la tradizione che si ripete ogni anno nella prima settimana di gennaio. Nada, è il 2025 e siamo ancora qui a chiederci quanto ci vorrà per eliminare definitivamente l’usanza razzista del black face.
L’abbiamo sfangata, comunque; dai marciapiedi sparirà presto l’ultimo strascico di maratona festiva e i giornali passeranno alla prossima polemica.
Distratta da una bizzarra sensazione di spaesamento, ho fatto giusto in tempo a vivere quest’ultimo pezzetto di tradizione natalizia catalana: sono appena tornata da un soggiorno di venti giorni dall’altra parte dell’oceano, dove risiede la famiglia messicana.
Le temperature primaverili, il profumo di tacos e tamales, il vociare dei mercati rionali di Città del Messico e i colori fluo di Oaxaca mi hanno allontanata del tutto dal vortice del Natale europeo.
Se hai letto l’ultimo episodio del 2024 di Ojalá, puoi immaginare come questa distanza sia stata in parte fonte di sollievo per me, anche se non è stato un viaggio immune da complessità. Un giorno vorrei riuscire a portare su Ojalá anche la mia esperienza di vita in una famiglia allargata transculturale.
Intanto ti lascio uno spoiler del prossimo numero: torna la rubrica “Città che parlano”, dove raccolgo foto e considerazioni sulle parole di strada che compongono la voce dei posti che visito. Questa volta toccherà a Città del Messico.
Nelle puntate precedenti:
Melbourne:
(disponibile per intero a chi sostiene economicamente Ojalá)Porto:
(disponibile per intero a chi sostiene economicamente Ojalá)Madrid:
(si legge interamente fino al 12 febbraio)
L’anno che verrà
Scrivo questo numero dopo aver letto le risposte al sondaggio dell’ultimo numero del 2024, quello su come dare feedback utili e senza bias. In linea con il tema dell’episodio, avevo chiesto a chi mi legge di dedicarmi dieci minuti di tempo per rispondere a un questionario su Ojalá.
Grazie alle cinquantotto persone che quei minuti me li hanno dedicati davvero e hanno scritto opinioni ricche e approfondite: non potevo sperare in una risposta più preziosa!
Le opinioni emerse dal questionario sono state variegate e piene di stima per il mio lavoro, una vera bellezza di cui sono molto grata. 🩷
Come mi aspettavo, sono venute fuori preferenze diverse: c’è chi vorrebbe una Ojalá più lunga e chi più corta; chi non riesce a leggere gli episodi ogni settimana e chi invece la apre appena arriva il lunedì mattina e salva i link in una cartella dedicata. C’è chi mi segue soprattutto per le tematiche di genere e LGBTQIA+ e chi invece preferisce gli episodi più tecnici sull’accessibilità.
Questa diversità di opinioni non mi scoraggia né mi confonde, al contrario: mi invita a continuare a offrire una newsletter ricca, internazionale, che esca fuori dai binari già solcati del dibattito italiano sulla comunicazione rispettosa e accessibile.
Non ho la pretesa di accontentare tutte le persone che mi leggono. Mi piace pensare che ogni persona che apre Ojalá lo faccia nei tempi e nei modi che le sono più congeniali.
Se da un lato dico “bando alla FOMO!”, dall’altro so che la ricchezza di risorse e consigli contenuti in ogni episodio di Ojalà può essere tanta roba da digerire. Sto pensando a dei modi per rendere consultabili le fonti che consiglio di volta in volta, almeno quelle che si prestano a una fruizione asincrona.
Il glossario 📖
Ojalá nasce anche con l’obiettivo di rendere più chiari e accessibili concetti e termini che popolano il dibattito pubblico sui linguaggi inclusivi in italiano. Perché senza chiarezza le parole stagnano e i discorsi non vanno avanti.
Grazie anche al contributo di ospiti esperte di tematiche specifiche, ho creato un piccolo glossario della comunicazione inclusiva.
È un glossario gratuito e in continuo fermento. Dentro ci trovi la spiegazione e citazioni autorevoli su termini come cis e cisgender, femminismo bianco, deadnaming, misgendering o gaslighting, solo per citarne alcuni.
Vuoi proporre un termine per il glossario? Scrivimi.
La playlist collaborativa 🎵
Una delle domande del questionario-feedback su Ojalá chiedeva consiglio su una canzone che potrebbe piacere a chi legge la newsletter.
Detto, fatto!
La playlist musicale di Ojalá è finalmente una realtà: dentro ci sono anche le canzoni che ho consigliato in questi quattro anni di newsletter.
È una playlist collaborativa per cui, se c’è una canzone che secondo te è in linea con i temi di Ojalá, scrivimi e la aggiungerò!
Il sostegno 🌈
Nel cantiere Ojalá 2025 ci sono anche novità per chi decide di sostenere questo lavoro con un abbonamento mensile o annuale (abbonamenti che rimarranno sempre scontati del 20% rispetto ai prezzi minimi imposti da Substack).
Se è la prima volta che leggi Ojalá o sei qui da poco, ho raccolto qualche dato per presentarne la traiettoria, i temi che preferisco trattare e i numeri preferiti dal pubblico:
Il film bello con cui ho iniziato l’anno
La Cocina è un film del regista messicano Alonso Ruizpalacios, uscito a inizio novembre. L’ho visto durante lo stanco pomeriggio del primo gennaio, che abbiamo scelto di passare alla Cineteca Nacional de las Artes di Città del Messico. Ero stanca quando sono arrivata al cinema, ne sono uscita entusiasta: me ha encantado!, continuavo a dire, senza trovare altre parole (ero effettivamente molto stanca).
Tutte le storie che popolano il film si sviluppano, si scontrano e dialogano nella pancia metallica della cucina di The Grill, un ristorante turistico e mediocre in Times Square, a New York.
Nel microcosmo in bianco e nero di una giornata di lavoro dietro le quinte della Manhattan ipercapitalista va in onda la durezza oscena della vita lavorativa negli Stati Uniti, soprattutto quella delle persone immigrate di origine latinoamericana.
Un film che parla in molte lingue di amori interculturali, aborto, luci aliene, fatica migrante, impudica disperazione.
Qui puoi vedere il trailer:
Ti piace scoprire campagne di marketing, iniziative e letture originali che parlano di inclusione e accessibilità digitale? Ojalá è nata per questo:
Altro da leggere e ascoltare ✨
L’ultimo libro che ho letto nel 2024 è stato Amora (ed. La Prensa Editorial LeSVOZ) di Rosamaría Roffiel, autrice femminista messicana e grande riferimento della letteratura saffica del suo Paese. Pubblicato nel 1989, questo è stato il primo romanzo lesbico messicano.
Il primo libro che ho iniziato nel 2025 è Tinísima (ed. Seix Barral) di Elena Poniatowska, altra grande scrittrice messicana. Poniatowska si imbarca nella biografia romanzata, scritta come solo lei sa fare, di Tina Modotti, fotografa italiana naturalizzata messicana, antifascista, attivista comunista e parte del gruppo intellettuale di Città del Messico di cui facevano parte anche Frida Kahlo e Diego Rivera.
Il podcast più bello che ho (ri)ascoltato nel 2024 è stato Prima, di Sara Poma. È un podcast del 2021 che ho ripreso per preparare un webinar sul linguaggio dei diritti LGBTQIA+: rispolverare i dettagli della vita di Maria Silvia Spolato, prima donna italiana a dichiarasi pubblicamente omosessuale, è stato di nuovo un viaggio commovente.
Il primo podcast che ho ascoltato nel 2025, durante il viaggio di ritorno, è stato Voce Plurale: un percorso per approfondire il potere del linguaggio nel costruire una società più giusta e rispettosa. Insieme a Pietro Bellini dialogano Elena Panciera, Marina Cuollo e Tristan Guida.
💡 Se ti piace scoprire nuovi podcast, non puoi perderti Questioni d’orecchio, la newsletter di
tutta dedicata al mondo dell’audio parlato.Per questa settimana finisco qui. Qualsiasi siano le tue preferenze e opionioni su Ojalá, che tu le abbia espresse o meno con il questionario, grazie per essere qui anche oggi. Continuiamo a leggerci!
Vuoi scrivermi cosa ne pensi di questa newsletter, propormi una collaborazione o semplicemente mandarmi un saluto?
Rispondi a questa email o scrivimi su ojala [at] aliceorru.me 📧
Ojalá si legge molto bene anche dall’app di Substack: puoi lasciare un cuore, un commento o condividerla in un clic. Non è tradotta benissimo in italiano, e su questo non ho controllo ahimé, ma è un’app usabile e piacevole da navigare. Provala e mi dici!
Sono Alice Orrù, sarda emigrata a Barcellona nel 2012.
Fiera della sua residenza, la mia newsletter contiene incursioni di vita catalana e tanta, tanta salsa brava. 🍟
Se ormai conosci Ojalá e apprezzi il mio lavoro, dai un’occhiata al piano a pagamento: con 40 euro sostieni questo progetto per un anno intero e hai accesso a tutte le risorse originali, passate e presenti, che condivido.
Grazie per aver letto fino a qui. 💙
Alice
"Un giorno vorrei riuscire a portare su Ojalá anche la mia esperienza di vita in una famiglia allargata transculturale." -> non vedo l'ora, daiii
Sempre tanti cuori, è bello seguirti nei tuoi viaggi fisici e non, Alice!