Cara Alice, il tuo articolo di oggi tocca un tema su cui mi sto molto interrogando in questi mesi. Mi rivedo molto nelle tue parole ma trovo un altro aspetto importante: è difficile lasciare la bolla di persone che seguiamo e che parlano dei temi che ci stanno a cuore, che hanno opinioni simili e ci fanno sentire meno soli. Alcuni resteranno su Meta e li perderemo, questo mi dispiace molto. È come se stessi aspettando la loro migrazione da qualche altra parte per seguirli là prima di abbandonare i social. E se questo per me è comunque un problema relativo perché ho la possibilità di trovare la mia bolla anche fuori, per tanti (penso ad esempio ad alcune persone disabili, neurodivergenti, malate o depresse ad esempio) sarebbe perdere un canale di socializzazione e partecipazione unico. Tutto questo mi mette grande inquietudine…
Ciao Silvia, grazie del commento. Condivido le tue riflessioni, la frustrazione viene anche da lì: sapere che i prodotti Meta hanno reinventato e globalizzato il concetto di community, rendendolo più accessibile a tantissime persone nel mondo ma anche più prezioso, perché difficile da lasciare quando sembra che "lo usano tutti".
Non è un discorso nuovo; come scrivevo in questo episodio è una conversazione che ritorna ciclicamente, anche se ogni anno ha sicuramente una portata più grande.
Molte persone che gestiscono community sanno da tempo che diversificare è importante e che affidare tutto a Meta non è una mossa prudente. Ho visto diramarsi community Instagram su altri canali, Telegram in primis, con molto successo (NarraGente di Eleonora Marocchini è un bell'esempio). La migrazione da X sta spostando diverse community su Mastodon, Discord, Bluesky. Sono alternative. Io credo sia importante rimanere consapevoli del fatto che i canali di socializzazione non sono unici e non sono nemmeno nostri, abbiamo veramente poco controllo sulla loro evoluzione.
Hai ragione e anche io mi sono trovata ad aprire altri canali (mastodon e bluesky per ora) ma non riuscendo a trovare la stessa community di instagram (ancora) e questo mi tiene ancora in parte attaccata quanto meno a Instagram. Ora installerò anche Substack, che conosco poco, mi ricorda le vecchia piattaforme blog, ma per ora seguo solo te e un’altra creator. Che qui possa essere un altro angolo dove trovare una community? Mi pare che ora molti siano migrati in altri posti, ma in ordine sparso, altri ancora restino attaccati alle piattaforme Meta, pur sentendosi a disagio.
Sì, Substack ora ricorda un po' le piattaforme aggregratici di blog di una volta, ci sono tante newsletter bellissime, anche in italiano! E nelle ultime settimane ho visto arrivare persone che hanno ampi seguiti su Instagram c'è decisamente un movimento interessante.
Se fai clic sul mio profilo dovresti vedere alcune delle newsletter che seguo, dai un'occhiata se vuoi prendere ispirazione :)
Ciao Alice, anche io mi sento molto coinvolta dalle tue riflessioni. Se non siamo online non esistiamo, se non vediamo la doppia spunta pensiamo che alla persona cara sia successo qualcosa, se c'è la doppia spunta blu ma non riceviamo risposta ci sembra quasi offensivo. Da boomer, tutto questo, quando ci penso, mi crea ansia. Tutta la nostra vita passa da lì e noi la salviamo byte dopo byte come accumulatori seriali. Quando poi vogliamo fare spazio, mettere in ordine, ci rendiamo conto che ci vuole una vita per farlo in modo organizzato e ci blocchiamo proprio di fronte alla scelta di cosa tengo/cosa lascio. Quanto alle persone che non ci sono più, io ho fatto degli screenshot di conversazioni simpatiche o che mi fanno ricordare quanto erano speciali. Poi li stampo, conservandoli come le foto. Mi auguro che almeno queste stampe siano a prova di deterioramento dei colori nel tempo, diversamente da quelle anni '80, tutte giallo/rosse ormai, ma che continuano a emozionarmi anche così.
“Meno del 5% del materiale di una collezione vale la pena di essere salvato. Rimprovera alle aziende tecnologiche di offrire troppo spazio di archiviazione ed eliminare così la necessità di decidere cosa conservare.” Questa è la chiave del mio atteggiamento nei confronti dei miei dati. Sto pensando anche io di abbandonare in modo soft i social di Meta, dopo aver abbandonato X. Uso molto di più Bluesky e Mastodon al momento (vabbè anche Threads, giusto per “arrivare” a qualcuno). Il modo “soft” sarebbe come ho fatto a suo tempo con Flickr. Il mio archivio è sempre lì, semplicemente non lo uso più. Nei riguardi di Whatsapp e Telegram, app “mangiaspazio”, ogni 5 o 6 mesi elimino completamente qualsiasi chat, anche con le persone care. Presto farò lo stesso con l’archivio di Gmail che mi ha mandato lo stesso messaggio che hai citato anche tu. Nulla di queste cose è veramente importante anche se spesso ci piace crederlo. Non avremo mai tempo di rispulciare le chat per dire “ah che bella conversazione”. Meglio imbastire la prossima conversazione. E sono d’accordo con la necessità di fare ordine e pulizia: ostinatamente tengo il mio Dropbox free cancellando di anno in anno le cose inutili dell’anno precedente. Si può fare. Grazie della riflessione e anche della citazione ovviamente!
Hai un approccio opposto al mio, insomma! Sarebbe super interessante (almeno per me, che mi fisso tanto su questi aspetti) approfondire come e perché le persone decidono di gestire i propri ricordi digitali. Di certo abbiamo un'infinità di opzioni, io credo che ogni persona possa trovare il suo metodo, quello che la fa sentire sinceramente bene e che si incastra bene con la logistica della vita quotidiana.
Sul tema abbandono soft sono molto allineata con te. È in realtà da tanto tempo che uso Instagram a sbalzi perché mi affatica mentalmente (ma ci torno, perché è anche uno strumento prezioso), mentre Facebook lo tengo per puntualissimi gruppi di lavoro.
È terribilmente vero e attuale. Tutto sfugge e noi carichiamo di sentimenti ed emozioni qualcosa che sembra appartenerci ed è così effimero. La proprietà intellettuale è disgregata ormai, ancor più quella affettiva, siamo convinti che ci sia un contenitore amico a cui affidare tutto e questo puó svanire in un attimo. Anche qui la ragione politica ci ammutolisce, ci obbliga a non abbandonare un social per non perdere foto, messaggi, amori mi verrebbe da dire, le piccole affettuosità quotidiane.
Da poco sono rientrato in possesso dei quaderni delle elementari, una marea di filmini super8, lettere che giacevano nella soffitta della mia ex-casa.
Stampare le foto, fare gli album, scrivere lettere, archiviare. Mi sa che alla fine sia una buona pratica.
Grazie per gli stimoli che continui a lanciare, che arrivano al cuore e non si perdono nella rete. Ti seguo con grande interesse,
Ti ringrazio tantissimo per questo commento dolce-amaro, Roberto. Ho provato a immaginare la sensazione di riaprire i vecchi quaderni e le lettere e mi sono emozionata. E sì, la tua è una buona pratica per rallentare e vivere i ricordi anche con gli altri sensi - cosa che l'archiviazione digitale ci ha un po' disabituato a fare.
Ci penso ogni giorno alle cose che hai detto e vivo nella costante tensione tra salvare file per paura di perdere pezzi di me e il desiderio di cancellarli per sgombrare la vita dalle cose inutili.
Su Meta vorrei gradualmente abbandonare, anche se pure lì ci sono pezzi che mi hanno permesso di conoscere belle persone e di connettermi a cose che non conoscevo.
Di sicuro cercherò di usare di più Bluesky e le note di Substack, anche se esito sempre prima di pubblicare per timore di occupare troppo spazio (fisicamente con i dati sui server e mentalmente nella testa delle persone che leggono).
È un problema difficile e mi chiedo continuamente come trovare un equilibrio: "Sempre meno, un po' alla volta" è la risposta provvisoria che per ora mi sono dato. Intanto, grazie Alice per questa riflessione.
Grazie, Andrea! Concordo, una soluzione perfetta non esiste, ma il tuo motto "Sempre meno, un po' alla volta" mi sembra già un ottimo inizio. È un po' la stessa filosofia che ho usato negli anni con Facebook, dopo averlo riaperto, e ultimamente con Instagram - che a seconda del periodo mi fa sentire davvero sopraffatta. Substack per me è un bel posto dove stare e scrivere, la Alice attuale ha bisogno di questi spazi qui. :)
Io sono una persona senza cuore e non mi interessa se spariscono tutte le conversazioni che ho avuto. Le cose belle per me stanno nell'unico posto in cui vale la pena che stiano: nel mio cuore.
(Ma le cose a cui tengo davvero, alcune foto tipo, le salvo sempre in cloud ogni fine settimana :)
Anche io ricopiavo a mano gli sms su un'agenda, prima di cancellarli. Che attività very millennial 🤩 Quell'agenda era, ad esempio, l'archivio scritto del mio torneo d'esordio nel mondo del calcio a 5. Dubito che esista ancora, però. Il mio minimalismo avrà colpito anche lei, ne sono quasi certa.
Ma, ammetto, io gioco facile con il minimalismo: ho una memoria molto allenata. Nel mio hard-disk c'è spazio per molte cose, dai Sanremo del '98, a date specifiche, dai testi di canzoni, a conversazioni 😬
anche io ho quaderni pieni di sms trascritti, molti assolutamente privi di valore specifico come quelli per gli auguri di compleanno. ma che gioia trascriverli! ormai divido in due categorie l'uso di queste piattaforme: privato e di servizio. nel primo caso trascrivo o salvo conversazioni importanti. nel secondo caso lascio andare. ma i ricordi, quelli, cerco di conservarli altrove e hanno ancora la forma di oggetti e memorabilia. credo funzionino di gran lunga meglio di quali che foto o parola.
Che pezzo straordinario, Alice, grazie! Ogni riga che leggevo reagivo entusiasta e con qualcosa da condividere. Mi limito a una sola:
L'estate scorsa ho passato diverso tempo nella mia vecchia camera in casa dei miei a Bologna, a riordinare, riorganizzare, decidere cosa tenere e cosa buttare. Ho trovato un quadernino dove anche io mi trascrivevo i primissimi sms del primissimo Nokia in seconda media, correvano gli anni 2001 e 2002. Ma soprattutto, ho trovato un altro Nokia, usato a cavallo tra la fine del liceo e l'inizio dell'università, che una volta messo in carica si è acceso, e ha rivelato centinaia di messaggi ancora in vita sull'archivio locale del telefono (per citare la mia terapeuta: sconvolgente pensare che dopo 15 anni sia ancora tutto lì, ad aspettarti). Ho passato ore a rileggerli, uno per uno, perché ancora non esistevano i thread unici per un unico contatto.
È stato bellissimo. Le risate che non ci siamo fatte con le amiche a cui ho mandato foto (scattate al vecchio Nokia con l'iPhone odierno) di alcune chicche che ci eravamo completamente dimenticate e che ritrovandole oggi ci hanno restituito non solo sorrisi, ma anche il senso del tempo che passa, della crescita che c'è stata, e personalmente, di una stagione di Enrica che mi aiuta a essere più consapevole dell'Enrica che sto diventando oggi.
Bellissimo, ma anche triste, perché il ritrovamento di questi reperti archeotecnologici coincideva con un momento che mi ero presa per fare pulizia, e quindi anche io ho sentito l'urgenza della stessa domanda che ti fai tu: "Come faccio a sapere in anticipo cosa vorrà rivedere la Alice del futuro?" Non possiamo tenere tutto, è perentorio che impariamo a lasciare andare. Il declutter digitale è essenziale per la mia salute mentale. Forse la chiave è prendere una posizione proattiva andando avanti, facendo meno, iscrivendosi a meno, scegliendo con cura i fronti sui quali impegnarsi (es. io TikTok mai scaricato e mai lo farò...) e per farlo, ascoltare bene i segnali che ci arrivano da noi stessi? Ma anche facendo pace con le nostre scelte o non scelte, perché l'Enrica/Alice del futuro saranno contente di ricevere qualsiasi cosa regali loro un ricordo di chi erano una volta?
Grazie anche per aver citato la mia newsletter, ne sono onorata!
Mi sono immaginata gli scambi tra te e le amiche, Enrica 🤭 L'anno scorso mi è capitato di ritrovare delle lettere che scambiavo con le amiche alle medie ed è stato molto... istruttivo, come dire. Quanta crescita!
Per quanto riguarda la nostra quotidianità digitale, mi piace il motto che Andrea ha scritto poco più sopra "Sempre meno, un po' alla volta", ed è quello che ho fatto in realtà, sia con Facebook che con Instagram, con cui ho un rapporto molto altalenante.
Non possiamo nemmeno pretendere di essere dappertutto e su qualsiasi app, una buona fetta di loro la lascio a chi fa altri lavori, io passo.
Sono contenta di leggere di non essere stata l'unica a ricopiare i primi sms in un'agendina! Ogni volta che ci penso mi commuovo, all'epoca non ce ne rendevamo conto ma eravamo protagoniste di un passaggio epocale.
Con quel gesto di trascrizione cercavamo di conservare, nel modo che conoscevamo, l'unico che allora ci (mi) sembrava possibile.
Io da quegli inizi di memoria elettronica limitatissima ho conservato l'abitudine a eliminare quasi tutto. Mi preoccupa di più la mole di dati che viene raccolta e conservata a mia insaputa.
Senza contare che c'è poi tutta la questione ambientale relativa alla conservazione dei dati, che pur essendo in cloud non sono eterei e la cui conservazione consuma un sacco di energia.
Eh sì, l'impatto dei dati sul cloud è davvero grande e lo tengo in considerazione, e qui torniamo al gatto che si morde la coda: per anni ho improntato certe mie routine lavorative e personali sull'archiviazione nel cloud e, nonostante i miei tentativi di selezione periodica, a volte ho l'impressione di dover svuotare il mare con un secchiello.
Una riflessione molto interessante la tua, cara Alice. Il mio stato d’animo, in questo momento, è una sorta di rifiuto che però agisce in maniera latente. Entro di meno in certi social, specie Facebook, pubblico e interagisco molto meno rispetto agli anni passati, ed è come se quel mondo si stesse sgretolando da solo, senza forzature, insieme a tutto ciò che contiene, compresi certi scambi e certe conversazioni che mai avrei pensato di voler lasciare andare.
È una sensazione strana e anche difficile da comunicare, però è un po’ come se sentissi dentro di me che in qualche modo ci stiamo risvegliando da quel mondo virtuale che, nella maggior parte dei casi, è rimasto tale senza mai andare oltre.
Non posso negare di aver costruito relazioni che si sono rivelate belle, costruttive e durature negli anni, ma - a pensarci bene - quelle ormai hanno preso altre forme e altre strade che non hanno più nulla a che vedere con il virtuale.
Quello che è certo è che, almeno per adesso, non cerco altri social. Tranne Substack, che al momento è quello in cui riesco ancora a muovermi abbastanza, non so se avrei voglia di sperimentarne di altri.
Anche io per molto tempo riguardavo e rileggevo certe conversazioni, andando indietro di anni, a volte.
Poi però ho iniziato a sentirne il peso e l’inutilità e ho iniziato a cancellare subito, o dopo poco tempo, ogni cosa: tanto, mi sono detta, quello che deve restare resta dentro di noi e sedimenta e si trasforma, un po’ come i ricordi, e forse non ha più senso cercarla, né rimanere aggrappati a quella forma vecchia che, inevitabilmente, cambia come cambia cambiano noi.
Condivido la sensazione, Emanuela, da qualche mese si sente nell'aria la stanchezza social e a gennaio ne abbiamo sperimentato il picco.
Ecco, quello che dici sulle relazioni strette sui social lo condivido: a me internet e i social in senso lato (in fondo lo erano anche Flickr, Tiscali blog e altri, anche se non li chiamavamo così), hanno cambiato la vita. Li ho sempre considerati come un canale importante di socializzazione, e più di recente anche Instagram mi ha permesso di conoscere molte persone nuove. Però appunto, quelle relazioni hanno poi trovato la loro strada alternativa: le relazioni possono sopravvivere anche al cambio di social o di piattaforma di interazione, di canali ne abbiamo davvero tantissimi.
Da questo punto di vista i social non mi preoccupano, la mia attività da hoarder di ricordi si manifesta in ambiti più privati, comunque monetizzati.
Sto traslocando. Un primo step, perché mi sono resa conto che rinunciare a tutto o quasi non è una cosa che riesco a fare, ora. Ho preparato una scatola di “cose belle” e una di “ricordi”. In quest'ultima ci sono anche tutti i biglietti cartacei che ho ricevuto negli ultimi vent'anni. Poi ci sono pagine di diari, cartoline, qualche foto. Mi dico da tempo che dovrei fare lo stesso ordine anche tra i ricordi digitali. Un approccio soft, come dice Andrea. Un pezzetto alla volta, sempre meno. Per lasciare impronte sempre più leggere in questo mondo.
Rinunciare a tutto di botto è una cosa tosta, ma mi chiedo anche perché farlo? Conservare ricordi è un modo di costruire memoria anche collettiva. Possiamo tenere gli occhi aperti sulle iniziative che usano lo stesso principio anche con il materiale digitale, di sicuro ce ne sono già diverse. E in ogni caso: tanti ma tanti abbracci per il trasloco 💙
(Per errore avevo salvato questa risposta come commento a parte, la aggiungo ora qui sotto 🙈)
Rinunciare a tutto di botto è una cosa tosta, ma mi chiedo anche perché farlo? Conservare ricordi è un modo di costruire memoria anche collettiva. Possiamo tenere gli occhi aperti sulle iniziative che usano lo stesso principio anche con il materiale digitale, di sicuro ce ne sono già diverse. E in ogni caso: tanti ma tanti abbracci per il trasloco 💙
Da persona che ha perso a distanza di sei mesi tutte le foto e i dati dell'ultimo anno e mezzo, questa newsletter colpisce nel segno. Fino a poco tempo fa, una volta all'anno, facevo un backup religioso delle foto dal cellulare al PC e dal PC in una memoria esterna. Ho saltato qualche anno, ed eccomi qui a elemosinare mie foto dalle mie amiche :) (nuovo progetto: stampare un album all'anno. Vediamo quanto dura). Sul tema c'è anche una bella puntata di Ciberlocutorio, si chiama El enlace está roto
Sono una minimalista anche nel digitale. Tutto ciò che conta è sul pc e ho un backup su hd. Ovviamente c'è sempre un minimo rischio. Per quanto riguarda chat varie cancello ciclicamente, formatto spesso il cellulare. Nel tempo ho buttato via molti account social senza esitazione.
Eppure sono qui che non riesco a staccarmi da Instagram sempre con l'ansia che ci sia l'occasione giusta per il mio e-commerce, nonostante sia consapevole di come lo uso male (per scelta). C'è molta contraddizione in questa società tecnologica, dove tutto è diventato necessario e superfluo al tempo stesso.
Ti ringrazio, ho trovato molti spunti e letture interessati in questo articolo, spero non ti diasiacerà se ti citerò nel prossimo numero della mia newsletter.
Facebook mette a disposizione la possibilità di scaricare tutti i propri dati...ma tra tutti, io non riesco a farmi dare proprio i post. Pazzesco.
Cara Alice, il tuo articolo di oggi tocca un tema su cui mi sto molto interrogando in questi mesi. Mi rivedo molto nelle tue parole ma trovo un altro aspetto importante: è difficile lasciare la bolla di persone che seguiamo e che parlano dei temi che ci stanno a cuore, che hanno opinioni simili e ci fanno sentire meno soli. Alcuni resteranno su Meta e li perderemo, questo mi dispiace molto. È come se stessi aspettando la loro migrazione da qualche altra parte per seguirli là prima di abbandonare i social. E se questo per me è comunque un problema relativo perché ho la possibilità di trovare la mia bolla anche fuori, per tanti (penso ad esempio ad alcune persone disabili, neurodivergenti, malate o depresse ad esempio) sarebbe perdere un canale di socializzazione e partecipazione unico. Tutto questo mi mette grande inquietudine…
Ciao Silvia, grazie del commento. Condivido le tue riflessioni, la frustrazione viene anche da lì: sapere che i prodotti Meta hanno reinventato e globalizzato il concetto di community, rendendolo più accessibile a tantissime persone nel mondo ma anche più prezioso, perché difficile da lasciare quando sembra che "lo usano tutti".
Non è un discorso nuovo; come scrivevo in questo episodio è una conversazione che ritorna ciclicamente, anche se ogni anno ha sicuramente una portata più grande.
Molte persone che gestiscono community sanno da tempo che diversificare è importante e che affidare tutto a Meta non è una mossa prudente. Ho visto diramarsi community Instagram su altri canali, Telegram in primis, con molto successo (NarraGente di Eleonora Marocchini è un bell'esempio). La migrazione da X sta spostando diverse community su Mastodon, Discord, Bluesky. Sono alternative. Io credo sia importante rimanere consapevoli del fatto che i canali di socializzazione non sono unici e non sono nemmeno nostri, abbiamo veramente poco controllo sulla loro evoluzione.
Hai ragione e anche io mi sono trovata ad aprire altri canali (mastodon e bluesky per ora) ma non riuscendo a trovare la stessa community di instagram (ancora) e questo mi tiene ancora in parte attaccata quanto meno a Instagram. Ora installerò anche Substack, che conosco poco, mi ricorda le vecchia piattaforme blog, ma per ora seguo solo te e un’altra creator. Che qui possa essere un altro angolo dove trovare una community? Mi pare che ora molti siano migrati in altri posti, ma in ordine sparso, altri ancora restino attaccati alle piattaforme Meta, pur sentendosi a disagio.
Sì, Substack ora ricorda un po' le piattaforme aggregratici di blog di una volta, ci sono tante newsletter bellissime, anche in italiano! E nelle ultime settimane ho visto arrivare persone che hanno ampi seguiti su Instagram c'è decisamente un movimento interessante.
Se fai clic sul mio profilo dovresti vedere alcune delle newsletter che seguo, dai un'occhiata se vuoi prendere ispirazione :)
Ciao Alice, anche io mi sento molto coinvolta dalle tue riflessioni. Se non siamo online non esistiamo, se non vediamo la doppia spunta pensiamo che alla persona cara sia successo qualcosa, se c'è la doppia spunta blu ma non riceviamo risposta ci sembra quasi offensivo. Da boomer, tutto questo, quando ci penso, mi crea ansia. Tutta la nostra vita passa da lì e noi la salviamo byte dopo byte come accumulatori seriali. Quando poi vogliamo fare spazio, mettere in ordine, ci rendiamo conto che ci vuole una vita per farlo in modo organizzato e ci blocchiamo proprio di fronte alla scelta di cosa tengo/cosa lascio. Quanto alle persone che non ci sono più, io ho fatto degli screenshot di conversazioni simpatiche o che mi fanno ricordare quanto erano speciali. Poi li stampo, conservandoli come le foto. Mi auguro che almeno queste stampe siano a prova di deterioramento dei colori nel tempo, diversamente da quelle anni '80, tutte giallo/rosse ormai, ma che continuano a emozionarmi anche così.
Ciao Enrica, che carina l'abitudine di stampare gli screenshot, possono diventare un album da sfogliare <3
“Meno del 5% del materiale di una collezione vale la pena di essere salvato. Rimprovera alle aziende tecnologiche di offrire troppo spazio di archiviazione ed eliminare così la necessità di decidere cosa conservare.” Questa è la chiave del mio atteggiamento nei confronti dei miei dati. Sto pensando anche io di abbandonare in modo soft i social di Meta, dopo aver abbandonato X. Uso molto di più Bluesky e Mastodon al momento (vabbè anche Threads, giusto per “arrivare” a qualcuno). Il modo “soft” sarebbe come ho fatto a suo tempo con Flickr. Il mio archivio è sempre lì, semplicemente non lo uso più. Nei riguardi di Whatsapp e Telegram, app “mangiaspazio”, ogni 5 o 6 mesi elimino completamente qualsiasi chat, anche con le persone care. Presto farò lo stesso con l’archivio di Gmail che mi ha mandato lo stesso messaggio che hai citato anche tu. Nulla di queste cose è veramente importante anche se spesso ci piace crederlo. Non avremo mai tempo di rispulciare le chat per dire “ah che bella conversazione”. Meglio imbastire la prossima conversazione. E sono d’accordo con la necessità di fare ordine e pulizia: ostinatamente tengo il mio Dropbox free cancellando di anno in anno le cose inutili dell’anno precedente. Si può fare. Grazie della riflessione e anche della citazione ovviamente!
Hai un approccio opposto al mio, insomma! Sarebbe super interessante (almeno per me, che mi fisso tanto su questi aspetti) approfondire come e perché le persone decidono di gestire i propri ricordi digitali. Di certo abbiamo un'infinità di opzioni, io credo che ogni persona possa trovare il suo metodo, quello che la fa sentire sinceramente bene e che si incastra bene con la logistica della vita quotidiana.
Sul tema abbandono soft sono molto allineata con te. È in realtà da tanto tempo che uso Instagram a sbalzi perché mi affatica mentalmente (ma ci torno, perché è anche uno strumento prezioso), mentre Facebook lo tengo per puntualissimi gruppi di lavoro.
Grazie per lo scambio :)
In realtà anni fa ero proprio come te! 😉
È terribilmente vero e attuale. Tutto sfugge e noi carichiamo di sentimenti ed emozioni qualcosa che sembra appartenerci ed è così effimero. La proprietà intellettuale è disgregata ormai, ancor più quella affettiva, siamo convinti che ci sia un contenitore amico a cui affidare tutto e questo puó svanire in un attimo. Anche qui la ragione politica ci ammutolisce, ci obbliga a non abbandonare un social per non perdere foto, messaggi, amori mi verrebbe da dire, le piccole affettuosità quotidiane.
Da poco sono rientrato in possesso dei quaderni delle elementari, una marea di filmini super8, lettere che giacevano nella soffitta della mia ex-casa.
Stampare le foto, fare gli album, scrivere lettere, archiviare. Mi sa che alla fine sia una buona pratica.
Grazie per gli stimoli che continui a lanciare, che arrivano al cuore e non si perdono nella rete. Ti seguo con grande interesse,
roberto
Ti ringrazio tantissimo per questo commento dolce-amaro, Roberto. Ho provato a immaginare la sensazione di riaprire i vecchi quaderni e le lettere e mi sono emozionata. E sì, la tua è una buona pratica per rallentare e vivere i ricordi anche con gli altri sensi - cosa che l'archiviazione digitale ci ha un po' disabituato a fare.
Ci penso ogni giorno alle cose che hai detto e vivo nella costante tensione tra salvare file per paura di perdere pezzi di me e il desiderio di cancellarli per sgombrare la vita dalle cose inutili.
Su Meta vorrei gradualmente abbandonare, anche se pure lì ci sono pezzi che mi hanno permesso di conoscere belle persone e di connettermi a cose che non conoscevo.
Di sicuro cercherò di usare di più Bluesky e le note di Substack, anche se esito sempre prima di pubblicare per timore di occupare troppo spazio (fisicamente con i dati sui server e mentalmente nella testa delle persone che leggono).
È un problema difficile e mi chiedo continuamente come trovare un equilibrio: "Sempre meno, un po' alla volta" è la risposta provvisoria che per ora mi sono dato. Intanto, grazie Alice per questa riflessione.
Grazie, Andrea! Concordo, una soluzione perfetta non esiste, ma il tuo motto "Sempre meno, un po' alla volta" mi sembra già un ottimo inizio. È un po' la stessa filosofia che ho usato negli anni con Facebook, dopo averlo riaperto, e ultimamente con Instagram - che a seconda del periodo mi fa sentire davvero sopraffatta. Substack per me è un bel posto dove stare e scrivere, la Alice attuale ha bisogno di questi spazi qui. :)
Io sono una persona senza cuore e non mi interessa se spariscono tutte le conversazioni che ho avuto. Le cose belle per me stanno nell'unico posto in cui vale la pena che stiano: nel mio cuore.
(Ma le cose a cui tengo davvero, alcune foto tipo, le salvo sempre in cloud ogni fine settimana :)
Quindi anche tu senza cuore cedi allo spazio del cloud - hanno decisamente vinto loro, su questo fronte 🤭
Anche io ricopiavo a mano gli sms su un'agenda, prima di cancellarli. Che attività very millennial 🤩 Quell'agenda era, ad esempio, l'archivio scritto del mio torneo d'esordio nel mondo del calcio a 5. Dubito che esista ancora, però. Il mio minimalismo avrà colpito anche lei, ne sono quasi certa.
Ma, ammetto, io gioco facile con il minimalismo: ho una memoria molto allenata. Nel mio hard-disk c'è spazio per molte cose, dai Sanremo del '98, a date specifiche, dai testi di canzoni, a conversazioni 😬
La tua memoria-hard-disk continua a stupirmi 🤭
Dici che l'hai allenata grazia alla pratica minimalista?
anche io ho quaderni pieni di sms trascritti, molti assolutamente privi di valore specifico come quelli per gli auguri di compleanno. ma che gioia trascriverli! ormai divido in due categorie l'uso di queste piattaforme: privato e di servizio. nel primo caso trascrivo o salvo conversazioni importanti. nel secondo caso lascio andare. ma i ricordi, quelli, cerco di conservarli altrove e hanno ancora la forma di oggetti e memorabilia. credo funzionino di gran lunga meglio di quali che foto o parola.
Ci sarebbero pagine e pagine da scrivere sul modo in cui ciascuna di noi conserva i propri ricordi 😍
Che pezzo straordinario, Alice, grazie! Ogni riga che leggevo reagivo entusiasta e con qualcosa da condividere. Mi limito a una sola:
L'estate scorsa ho passato diverso tempo nella mia vecchia camera in casa dei miei a Bologna, a riordinare, riorganizzare, decidere cosa tenere e cosa buttare. Ho trovato un quadernino dove anche io mi trascrivevo i primissimi sms del primissimo Nokia in seconda media, correvano gli anni 2001 e 2002. Ma soprattutto, ho trovato un altro Nokia, usato a cavallo tra la fine del liceo e l'inizio dell'università, che una volta messo in carica si è acceso, e ha rivelato centinaia di messaggi ancora in vita sull'archivio locale del telefono (per citare la mia terapeuta: sconvolgente pensare che dopo 15 anni sia ancora tutto lì, ad aspettarti). Ho passato ore a rileggerli, uno per uno, perché ancora non esistevano i thread unici per un unico contatto.
È stato bellissimo. Le risate che non ci siamo fatte con le amiche a cui ho mandato foto (scattate al vecchio Nokia con l'iPhone odierno) di alcune chicche che ci eravamo completamente dimenticate e che ritrovandole oggi ci hanno restituito non solo sorrisi, ma anche il senso del tempo che passa, della crescita che c'è stata, e personalmente, di una stagione di Enrica che mi aiuta a essere più consapevole dell'Enrica che sto diventando oggi.
Bellissimo, ma anche triste, perché il ritrovamento di questi reperti archeotecnologici coincideva con un momento che mi ero presa per fare pulizia, e quindi anche io ho sentito l'urgenza della stessa domanda che ti fai tu: "Come faccio a sapere in anticipo cosa vorrà rivedere la Alice del futuro?" Non possiamo tenere tutto, è perentorio che impariamo a lasciare andare. Il declutter digitale è essenziale per la mia salute mentale. Forse la chiave è prendere una posizione proattiva andando avanti, facendo meno, iscrivendosi a meno, scegliendo con cura i fronti sui quali impegnarsi (es. io TikTok mai scaricato e mai lo farò...) e per farlo, ascoltare bene i segnali che ci arrivano da noi stessi? Ma anche facendo pace con le nostre scelte o non scelte, perché l'Enrica/Alice del futuro saranno contente di ricevere qualsiasi cosa regali loro un ricordo di chi erano una volta?
Grazie anche per aver citato la mia newsletter, ne sono onorata!
Mi sono immaginata gli scambi tra te e le amiche, Enrica 🤭 L'anno scorso mi è capitato di ritrovare delle lettere che scambiavo con le amiche alle medie ed è stato molto... istruttivo, come dire. Quanta crescita!
Per quanto riguarda la nostra quotidianità digitale, mi piace il motto che Andrea ha scritto poco più sopra "Sempre meno, un po' alla volta", ed è quello che ho fatto in realtà, sia con Facebook che con Instagram, con cui ho un rapporto molto altalenante.
Non possiamo nemmeno pretendere di essere dappertutto e su qualsiasi app, una buona fetta di loro la lascio a chi fa altri lavori, io passo.
Sono contenta di leggere di non essere stata l'unica a ricopiare i primi sms in un'agendina! Ogni volta che ci penso mi commuovo, all'epoca non ce ne rendevamo conto ma eravamo protagoniste di un passaggio epocale.
Con quel gesto di trascrizione cercavamo di conservare, nel modo che conoscevamo, l'unico che allora ci (mi) sembrava possibile.
Io da quegli inizi di memoria elettronica limitatissima ho conservato l'abitudine a eliminare quasi tutto. Mi preoccupa di più la mole di dati che viene raccolta e conservata a mia insaputa.
Senza contare che c'è poi tutta la questione ambientale relativa alla conservazione dei dati, che pur essendo in cloud non sono eterei e la cui conservazione consuma un sacco di energia.
Vero, Anna, un passaggio epocale!
Eh sì, l'impatto dei dati sul cloud è davvero grande e lo tengo in considerazione, e qui torniamo al gatto che si morde la coda: per anni ho improntato certe mie routine lavorative e personali sull'archiviazione nel cloud e, nonostante i miei tentativi di selezione periodica, a volte ho l'impressione di dover svuotare il mare con un secchiello.
Una riflessione molto interessante la tua, cara Alice. Il mio stato d’animo, in questo momento, è una sorta di rifiuto che però agisce in maniera latente. Entro di meno in certi social, specie Facebook, pubblico e interagisco molto meno rispetto agli anni passati, ed è come se quel mondo si stesse sgretolando da solo, senza forzature, insieme a tutto ciò che contiene, compresi certi scambi e certe conversazioni che mai avrei pensato di voler lasciare andare.
È una sensazione strana e anche difficile da comunicare, però è un po’ come se sentissi dentro di me che in qualche modo ci stiamo risvegliando da quel mondo virtuale che, nella maggior parte dei casi, è rimasto tale senza mai andare oltre.
Non posso negare di aver costruito relazioni che si sono rivelate belle, costruttive e durature negli anni, ma - a pensarci bene - quelle ormai hanno preso altre forme e altre strade che non hanno più nulla a che vedere con il virtuale.
Quello che è certo è che, almeno per adesso, non cerco altri social. Tranne Substack, che al momento è quello in cui riesco ancora a muovermi abbastanza, non so se avrei voglia di sperimentarne di altri.
Anche io per molto tempo riguardavo e rileggevo certe conversazioni, andando indietro di anni, a volte.
Poi però ho iniziato a sentirne il peso e l’inutilità e ho iniziato a cancellare subito, o dopo poco tempo, ogni cosa: tanto, mi sono detta, quello che deve restare resta dentro di noi e sedimenta e si trasforma, un po’ come i ricordi, e forse non ha più senso cercarla, né rimanere aggrappati a quella forma vecchia che, inevitabilmente, cambia come cambia cambiano noi.
Condivido la sensazione, Emanuela, da qualche mese si sente nell'aria la stanchezza social e a gennaio ne abbiamo sperimentato il picco.
Ecco, quello che dici sulle relazioni strette sui social lo condivido: a me internet e i social in senso lato (in fondo lo erano anche Flickr, Tiscali blog e altri, anche se non li chiamavamo così), hanno cambiato la vita. Li ho sempre considerati come un canale importante di socializzazione, e più di recente anche Instagram mi ha permesso di conoscere molte persone nuove. Però appunto, quelle relazioni hanno poi trovato la loro strada alternativa: le relazioni possono sopravvivere anche al cambio di social o di piattaforma di interazione, di canali ne abbiamo davvero tantissimi.
Da questo punto di vista i social non mi preoccupano, la mia attività da hoarder di ricordi si manifesta in ambiti più privati, comunque monetizzati.
Sto traslocando. Un primo step, perché mi sono resa conto che rinunciare a tutto o quasi non è una cosa che riesco a fare, ora. Ho preparato una scatola di “cose belle” e una di “ricordi”. In quest'ultima ci sono anche tutti i biglietti cartacei che ho ricevuto negli ultimi vent'anni. Poi ci sono pagine di diari, cartoline, qualche foto. Mi dico da tempo che dovrei fare lo stesso ordine anche tra i ricordi digitali. Un approccio soft, come dice Andrea. Un pezzetto alla volta, sempre meno. Per lasciare impronte sempre più leggere in questo mondo.
Rinunciare a tutto di botto è una cosa tosta, ma mi chiedo anche perché farlo? Conservare ricordi è un modo di costruire memoria anche collettiva. Possiamo tenere gli occhi aperti sulle iniziative che usano lo stesso principio anche con il materiale digitale, di sicuro ce ne sono già diverse. E in ogni caso: tanti ma tanti abbracci per il trasloco 💙
(Per errore avevo salvato questa risposta come commento a parte, la aggiungo ora qui sotto 🙈)
Rinunciare a tutto di botto è una cosa tosta, ma mi chiedo anche perché farlo? Conservare ricordi è un modo di costruire memoria anche collettiva. Possiamo tenere gli occhi aperti sulle iniziative che usano lo stesso principio anche con il materiale digitale, di sicuro ce ne sono già diverse. E in ogni caso: tanti ma tanti abbracci per il trasloco 💙
Da persona che ha perso a distanza di sei mesi tutte le foto e i dati dell'ultimo anno e mezzo, questa newsletter colpisce nel segno. Fino a poco tempo fa, una volta all'anno, facevo un backup religioso delle foto dal cellulare al PC e dal PC in una memoria esterna. Ho saltato qualche anno, ed eccomi qui a elemosinare mie foto dalle mie amiche :) (nuovo progetto: stampare un album all'anno. Vediamo quanto dura). Sul tema c'è anche una bella puntata di Ciberlocutorio, si chiama El enlace está roto
Il progetto di stampa album annuale me lo ripeto spesso anche io, fammi sapere se dura 😬 Non sapevo invece di Ciberlocutorio, la recupero nel weekend!
Sono una minimalista anche nel digitale. Tutto ciò che conta è sul pc e ho un backup su hd. Ovviamente c'è sempre un minimo rischio. Per quanto riguarda chat varie cancello ciclicamente, formatto spesso il cellulare. Nel tempo ho buttato via molti account social senza esitazione.
Eppure sono qui che non riesco a staccarmi da Instagram sempre con l'ansia che ci sia l'occasione giusta per il mio e-commerce, nonostante sia consapevole di come lo uso male (per scelta). C'è molta contraddizione in questa società tecnologica, dove tutto è diventato necessario e superfluo al tempo stesso.
Siamo immerse nelle contraddizioni e in un tira e molla di bisogni che è proprio difficile osservare con distacco.
Ti ringrazio, ho trovato molti spunti e letture interessati in questo articolo, spero non ti diasiacerà se ti citerò nel prossimo numero della mia newsletter.
Facebook mette a disposizione la possibilità di scaricare tutti i propri dati...ma tra tutti, io non riesco a farmi dare proprio i post. Pazzesco.
Certo Eleonora, citala pure, sono cintenta ci abbia trovato spunti interessanti :)
Non so se il gatekeeping di Facebook coi post sia un problema diffuso, ma ecco, non mi stupirebbe 🙈