#86 Invecchiare libere
L'ageismo è la discriminazione più democratica, prima o poi tocca a chiunque: e allora pensiamo bene alle parole e alle espressioni che lo perpetuano.
In questo episodio:
La cantante Rigoberta Bandini che sfida l’ageismo al Benidorm Fest.
Le donne di età alta non sono per forza nonne, e altre espressioni ageiste.
Le campagne di Ageism is never in style.
Il gran calderone dell’età alta e un post di Piccia Neri che lo spiega bene.
Altre letture e ascolti a tema: una graphic novel su un gruppo di donne che fanno aquagym, Silvia Federici che parla di viaggi con Maria Nadotti, Julia Louis-Dreyfus che intervista donne fichissime, una banca immagini contro la discrimazione generazionale.
Ogni fine gennaio, tra i temi che colorano le cronache culturali spagnole c’è il Benidorm Fest. È l’evento musicale che anticipa di qualche settimana il nostrano festival sanremese, solo che qui abbondano le paillettes e l’allegro trash. Chi vince rappresenta la Spagna all’Eurovision.
Il Benidorm dura tre giorni e regala sempre momenti che fanno discutere ma senza monopolizzare la copertura mediatica come succede in Italia.
Quest’anno una delle ospiti più attese — non in concorso, lei già vola al di sopra di qualunque festival — era Rigoberta Bandini, la cantante spagnola che con i suoi fantastici doppi sensi mi ha fatto riappropriare con gioia dell’espressione quiero ser una perra (“voglio essere una cagna”, non per forza nel senso che ti verrà subito in mente).
Rigoberta ha cantato Kaiman, l’ultimo singolo in cui paragona la sua ambizione artistica a un alligatore pronto a divorarla. Anche stavolta, come suo solito, riesce a comporre versi ampi, che sanno parlare alle persone che pop star non sono eppure patiscono certe dinamiche di riprova sociale:
Come un alligatore nelle Everglades
Mi annoio se non ricomincio da zero
Come un poster nel Corte Inglés
Mi piace se ti avvicini a guardarmiDimmi se sono bella e se lo sto facendo bene
Dimmi se ti piaccio o se nemmeno mi vedi
Dimmi se mi ami, se è tutto ok
Dimmi se sono qualcuno o se sono solo un fake
Ma il motivo per cui si è parlato della sua performance al Benidorm non riguarda questo testo, bensì le persone che si sono esibite con Rigoberta: quattro donne tra i settanta e gli ottanta anni hanno suonato (per finta) e ballato con l’artista sul palco, prima che questo fosse invaso da decine di altre donne danzanti.
Puoi rivedere la performance qui:
Le donne erano state selezionate a dicembre, dopo l’annuncio pubblicato su La Vanguardia con cui si cercavano “donne tra i 70 e gli 85 anni, carismatiche, desiderose di vivere un'esperienza indimenticabile, che abbiano un interesse per la musica, sappiano suonare strumenti o amino la recitazione o la danza”.
La performance ha avuto molto successo ed è stata perfettamente in linea con la filosofia artistica di Rigoberta Bandini, incentrata sulla liberazione femminile dagli stereotipi e dalla rigidità delle norme sociali.
I suoi testi sono quasi sempre inviti alla libertà individuale, all'espressione di sé e alla critica delle convenzioni, a qualsiasi età.
Le parole dell’ageismo
Eppure farsi accompagnare da donne settantenni sul palco è ancora visto come un escamotage divertente e “tenerone”.
Come scrive Laura Moro sul magazine 65 y más, l'ageismo1 è riuscito a insinuarsi tra le opinioni sulla performance del Benidorm Fest:
Molti giornali hanno parlato di questa performance, ma non hanno potuto evitare di cadere nell'ageismo sottolineando la presenza delle donne di età alta: “Rigoberta Bandini torna al Benidorm Fest con un inaspettato tributo alle ‘nonnine’ di Spagna” o “Le nonne danzanti di Rigoberta Bandini, vere stelle della finale del Benidorm Fest 2025” sono i titoli scelti da due media nazionali per parlare della performance dell’artista catalana.
Anche i commenti del pubblico sotto i post Instagram del festival sono un profluvio di amore e vezzeggiativi:
Muero de amor con las abuelitas 😍 (“Mi sciolgo d’amore per le nonnine”)
Aix, les iaies 🫂❤️🙌 (“Ay, quelle nonnine”)
C’è una sorta di automatismo che porta a restringere il campo lessicale con cui si descrivono di solito le persone di età alta: si infantilizzano con un linguaggio puerile (che ha anche un nome in codice in inglese, elderspeak) e si scelgono vezzeggiativi che risaltano una stereotipata fragilità.
Come scrive Valentina Di Michele nel capitolo sull’ageismo di Scrivi e lascia vivere, il manuale pratico di scrittura inclusiva e accessibile di cui sono co-autrice:
Un’altra infantilizzazione comune sono i vezzeggiativi: un tenero vecchietto, un’adorabile nonnina.
Descrivono il senso di protezione, comprensione e attenzione che proviamo verso persone che ci appaiono fragili, ma che può essere percepito come una forma di paternalismo.
In più, a me il termine nonna dà particolare fastidio per il suo collegamento al ruolo sociale atteso della donna di età alta: una donna che ha compiuto l’aspettativa della riproduzione, ha generato figliə e ora passa a prendersi cura dellə nipoti. Come se fosse un destino scontato, voluto, cercato.
Grazie, ma no grazie (cit.)
Di ageismo ho parlato più volte su Ojalá. Se vuoi recuperare alcuni episodi passati, li trovi qui:
Depennare l’ageismo
Quando nelle mie formazioni sui linguaggi inclusivi affronto il tema dell’ageismo, cito spesso le campagne di Ageism is never in style, agenzia di comunicazione focalizzata sulla discriminazione ageista, soprattutto nel settore della moda.
La campagna 2021 Strike Out Ageism, per esempio, mirava a smascherare i pregiudizi inconsci e la terminologia ageista che usiamo quotidianamente senza pensarci troppo, soprattutto quando l’età interseca il genere.
Quattro donne di età alta posano con capi del brand partner The Bias Cut, sopra di loro compaiono le parole che spesso le definiscono con l’avanzare dell’età: grandma (“nonna”), senior citizen (“cittadina anziana”), irrelevant (“irrilevante”), invisible (“invisibile”).
Basta rimuovere qualche lettera per liberare quelle parole dall’ageismo intrinseco, che così lascia spazio ad altre definizioni: grand (“grandiosa”), citizen (“cittadina”), relevant (“rilevante”), visible (“visibile”).
Con un concept simile, la campagna 2024 #RemoveAntiFromAging (“eliminate l’anti dall’invecchiamento”) era dedicata a un’altra parola carica di ageismo, il popolare anti-aging che costella il marketing dei prodotti di bellezza rivolti alle donne.
La campagna ha ricordato quanto sia insensato promuovere e parlare di prodotti anti-, come se l’età fosse qualcosa che possiamo vivere all’indietro in stile Benjamin Button.
Quel gran calderone dell’età alta
C’è anche un altro bias che contribuisce a stereotipare il discorso sull’età: il gran calderone in cui vengono accorpate tutte le persone che superano una certa età.
Qual è la certa età a partire dalla quale le persone diventano un fantomatico gruppo omogeneo di teste e vissuti? Dipende dal contesto.
Pensa a quante volte ti è stato chiesto di indicare la tua età in un modulo: avrai notato che la fascia più alta è indicata a volte come 60+ o 65+, altre come 70+.
Capita anche che si inizi a non contare più dopo i 50, come in questo modulo di Smashing Magazine che si trovava nella pagina di iscrizione a un webinar (a tema accessibilità, oltretutto…):
Piccia Neri, mia amica e collega nonché grande esperta di accessibilità, ha dedicato un post LinkedIn a questo discutibile modulo.
Piccia sottolinea un aspetto che le aziende sembrano voler continuare a ignorare: i lavori e gli eventi del settore tech saranno sempre più abitati da persone di età alta. E allora che senso ha sfumare questo dato e annegarlo in un giovanilismo anacronistico?
Traduco dall’inglese un passaggio del suo post:
Progettate per il vostro io futuro: invece di riversare tutte le persone ultra cinquantenni nella stessa categoria o di parlar loro con condiscendenza usando espressioni come “Forever young”, offriteci le stesse sfumature riservate alle altre fasce d’età.
(questo, in generale, è un ottimo consiglio di design accessibile)
Inoltre, visto che, per come stanno andando le cose, tutte noi dovremo continuare a lavorare fino alla morte, un giorno questo concetto sarà importante anche per voi.
Scherzo, auguro a chiunque una pensione anticipata, se è questo che volete.
Ma comunque: esistono tante persone lavoratrici che hanno più di 50, più di 60, più di 65 o addirittura 75 anni. E non siamo tutte uguali.
L'ageismo è un fenomeno reale: tenetelo fuori dai vostri moduli.
💡 Sto finalmente concretizzando un’idea che mi ronzava per la testa da mesi: presto le persone che sostengono Ojalá con un abbonamento annuale avranno uno spazio nuovo in cui muoversi, leggere e curiosare (e da cui non arriveranno rumore o notifiche, ci tengo a precisarlo!).
Se la notizia ti piace, sappi che con 32 euro sostieni Ojalá per un anno. È un importo che terrò in sconto, al posto dei 40 euro standard, fino al lancio di questa idea che sta per diventare realtà.
Altre curiosità da scoprire ✨
L’illustrazione qui sopra è di Marina Saez e viene da Aiguagim, una graphic novel catalana che ho adocchiato in libreria e sono molto curiosa di leggere. Le protagoniste sono donne di età alta che frequentano una piscina comunale di Barcellona e la quarta di copertina ce le presenta così:
Clotilde non ha voglia di preparare anche quest’anno il pranzo di Natale; Montserrat ha un marito che la dà ordini, ma lei approfitta della siesta durante La ruota della fortuna per fare quello che vuole. Andrea ha riaccolto in casa il settantenne Fernando, che a 50 anni l'aveva lasciata per la sua segretaria trentaduenne; Conxita si è comprata un succhia clitoride mentre Lucia si sente incompresa dai figli. Marga non riesce a divorziare per via dei soldi e Marina combatte la sua personale battaglia contro i costumi da bagno troppo sgambati.
Tra le pensatrici attuali che più mi piacciono c’è la filosofa e sociologa femminista Silvia Federici, anche lei ottantenne. La scorsa estate, il podcast di Internazionale Il Mondo, ha pubblicato I viaggi di Silvia Federici. È una splendida intervista in cinque parti in cui puoi ascoltare la filosofa parlare di viaggi, emigrazione, attivismo e marxismo con una grande traduttrice italiana, Maria Nadotti.
Se le brillanti interviste audio sono il tuo, ti ricordo l’esistenza di uno dei miei podcast preferiti (ne ho già parlato ma ehi, magari non mi leggevi ancora): si tratta di Wiser Than Me, il podcast in cui l’attrice Julia Louis-Dreyfus intervista altre donne famose di età alta. Le mie puntate preferite sono quelle con Jane Fonda, Isabelle Allende, Patti Smith e Billie Jean King.
Tra le banche immagini che cito nel mio articolo su dove trovare foto stock non stereotipate c’è Age Without Limits, la prima libreria gratuita che contiene immagini positive e realistiche di persone ultracinquantenni. La foto di copertina di questo episodio, se lo stai leggendo da Substack, viene da lì.
La banca immagini di cui sopra è un’iniziativa del Centre for Ageing Better, un ente di beneficenza inglese che ha tra i suoi obiettivi quello di rendere i luoghi di lavoro, le abitazioni e le comunità più inclusive nei confronti delle persone di età alta. Il Centro ha anche lanciato un movimento age-friendly per sensibilizzare la società su una nuova visione dell’invecchiamento, più positivo e realistico.
Università senza età, al posto di “università della terza età”: è un’espressione a cui non avevo mai pensato, ma oggi l’ho incrociata sul sito del Comune di Barcellona e mi è sembrata molto bella.
Ti piace scoprire campagne di marketing, iniziative e letture originali che parlano di nuove parole, inclusione e accessibilità digitale? Ojalá è nata per questo:
Come suonerebbe questo episodio di Ojalá?
Tutta la musica che consiglio su Ojalá atterra su questa playlist collaborativa su Spotify. Che canzone assoceresti a questo episodio? Scrivimelo via email o nei commenti di Substack. 🎶
Per questa settimana chiudo qui.
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Sono Alice Orrù, sarda emigrata a Barcellona nel 2012.
Fiera della sua residenza, la mia newsletter contiene incursioni di vita catalana e tanta, tanta salsa brava. 🍟
Grazie per aver letto fino a qui. 💙
Alice
È il termine che descrive l’atteggiamento discriminatorio, sia nei fatti che nelle parole, nei confronti delle persone in base all’età. È un calco dall’inglese ageism, dove age significa età. In italiano non abbiamo una parola unica, ma possiamo usare l’espressione “discriminazione generazionale”.
Il mio nuovo sogno ora è bere una birra in un bar qualunque e incontrare Rigoberta Bandini che canta se stessa al karaoke 🎤
E invecchiare libera, ovviamente, con compagne di sevillanas o piscina con cui condividere la mia libertà ❤️
Questa newsletter è per le mie compagne di sevillanas! (P.S. Anche la puntata di Wiser Than Me con Fran Lebowitz è molto bella, soprattutto se sei ossessionata da Fran come me :))